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WhatsApp a scuola, dipendenza irrinunciabile per i docenti ma utile per i DS

Oggi molti docenti italiani inconsapevolmente si sono talmente 'fidelizzati' alle chat WhatsApp della loro scuola che non riescono più a farne a meno.

Attualità

Oggi molti docenti italiani inconsapevolmente si sono talmente ‘fidelizzati‘ alle chat WhatsApp della loro scuola che non riescono più a farne a meno. Sono del tutto ignari della dipendenza a cui sono esposti nell’arco delle 24 ore per l’utilizzo distorto di questo strumento, il quale ha di fatto violato del tutto il diritto alla loro disconnessione.

WhatsApp, la chat scolastica ad orario continuato

Una strana abitudine si è oramai fatta strada nella totalità delle Istituzioni scolastiche italiane, e tra i docenti in particolare: l’uso incontrollato e pericoloso dei gruppi WhatsApp nelle scuole è oramai una realtà indissolubile. In tutta questa tecnologia fittizia e fine a sé stessa, gli unici a trarne profitto pare siano i Dirigenti Scolastici, i quali facendo finta di non saperlo utilizzano questo canale d’informazione per i loro scopi e per le loro finalità istituzionali.

La questione è divenuta davvero seria. Con il silenzio e la totale indifferenza (o la disponibilità velata) di molti Dirigenti Scolastici, ogni giorno attraverso queste chat vengono diramate milioni di informazioni scolastiche di varia natura. I Presidi, purtroppo, nonostante siano a conoscenza del loro utilizzo ‘privato’, si ostinano a non renderle ufficiali visto che ancora non sono considerate del tutto o in parte dei canali d’informazione istituzionale.

WhatsApp: anche più di 10 chat in un’unica Istituzione scolastica

Di fatto, di chat WhatsApp a scuola ne esistono parecchie. A quanto pare all’interno di una scuola possono esisterne addirittura 10. Si proprio così: ne esistono a vari livelli, fino a quelle che sono gestite da chi dirige direttamente o indirettamente le istituzioni. Lo scopo iniziale delle chat era quello di informare didatticamente tutti i membri. Adesso, si è passati ad un livello superiore: il controllo dei destinatari e il risparmio sui costi di stampa.

Tutti i membri delle chat (anche quelli meno attivi o meno propositivi) si sono talmente fidelizzati alle stesse che decidere di non farne più parte diviene quasi impossibile. In questo modo non ci si rende conto che questa situazione si ritorce proprio contro gli stessi utilizzatori. Spesso, si finisce addirittura per soffrire di crisi di astinenza. Per questo motivo infatti si riesce anche a non staccare più la spina, nonostante si sia distanti fisicamente decine di chilometri dal proprio posto di lavoro.

Dicevamo dell’esistenza dei vari livelli di chat. Si va dai singoli docenti, appartenenti ai vari ordini scolastici (docenti dell’infanzia, della Primaria, della Secondaria di Primo Grado e dei docenti di Sostegno), a quella dello Staff dirigenziale. Esiste una chat del Team Digitale, dei Dipartimenti, una del personale ATA e quella dei Collaboratori. Insomma, nonostante i membri di una stessa comunità scolastica si incontrino e vivano insieme fisicamente per 6 ore al giorno nello stesso plesso, si ha l’esigenza di creare fittiziamente fazioni e piccoli sottogruppi omogenei tra i membri di una stessa comunità.

La creazione di specifiche sotto comunità distinte tra omologhi diventa pericolosa e va contro quello che dovrebbe essere invece la vera priorità per una comunità scolastica. Il senso di appartenenza finisce invece per divenire motivo di conflitto proprio per la frammentazione in piccole fazioni che spesso tendono a marcare il loro territorio.

Quali sono i rischi per i docenti che usano le chat delle scuole?

Per le Amministrazioni scolastiche questa situazione si tramuta in mera opportunità. L’utilizzo delle chat WhatsApp, per esempio, fa si che le Dirigenze inviino contemporaneamente a tutti i membri del gruppo e dei sottogruppi un unico avviso. In questo caso si baypassa quella che da sempre era considerato il problema della notifica e della presa visione degli avvisi.

Non solo, ma l’Amministrazione scolastica, indirettamente, riceve informazioni non opportune dai membri dei gruppi in particolari circostanze: per esempio, dal tenore delle conversazioni che si sviluppano sulle chat, l’Amministrazione o chi per lei acquisisce informazioni circa i dissensi o i consensi dei membri della comunità; come per esempio nel caso delle adesioni agli scioperi e alle assemblee o per la partecipazione o meno ad impegni scolastici improvvisi (Collegio Docenti e Consigli di Classe straordinari) che ultimamente si ripetono frequentemente.

E poi c’è anche un altro argomento che riguarda un diritto sacrosanto per qualsiasi lavoratore, anche quello che presta il suo servizio a scuola: il diritto a disconnettersi da Internet. Qui si parla di stress provocato dell’attenzione continua e perpetua alla lettura di messaggi presenti sulla chat della scuola, in qualsiasi momento della giornata o della nottata.

WhatAapp, l’assordante silenzio dei Dirigenti Scolastici: a quando le circolari che vietano l’uso delle chat scolastiche non ufficiali?

Paradossalmente, i Dirigenti scolastici, invece di redigere una circolare per il divieto assoluto dell’uso delle chat, ne approfittano di questo mezzo per inoltrare (ad un palcoscenico più ampio) le circolari e gli avvisi istituzionali, non in maniera diretta ma spesso per il tramite dei responsabili o di chi si occupa della comunicazione istituzionale della scuola o dell’istituto.

Diciamo basta a questa corsa verso l’informazione spasmodica e impersonale. Poniamo un freno a questo fenomeno inumano che sta condizionando la vita e i comportamenti dei docenti. Auspicando di recuperare al più presto le consuete abitudini relative all’informazione della scuola e nel rispetto della buona convivenza e del buon senso tra chi lavora nella medesima istituzione scolastica, si propone ai Dirigenti Scolastici la chiusura e/o il divieto assoluto di utilizzare i canali di informazioni non ufficiali delle scuole che si onorano di dirigere.

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