Ciò significa che due studenti, a parità di numero di risposte esatte date, hanno ottenuto punteggi differenti in base al coefficiente di difficoltà applicato a ciascun quesito. Chi aveva più domande considerate “facili” è stato penalizzato rispetto agli altri candidati solo per avere avuto la “sfortuna” di avere un test più semplice. Non c’è infatti parità di trattamento.
Alla luce di tali irregolarità, hanno proposto ricorso e il Tar Lazio con sentenza definitiva ha accolto le censure presentate, annullando il bando e la graduatoria di merito. Un risultato storico perché conferma l’illegittimità del sistema di selezione.
Scrivono i giudici: “Ritiene il Collegio che, nel caso ora in esame, il meccanismo introdotto dall’amministrazione non soddisfi le richiamate esigenze, presentando elementi di alea che, da un lato, non sono giustificati da esigenze oggettive della selezione e, dall’altro, non consentono un ordinamento degli aspiranti sulla base della sola performance, essendo la relativa posizione influenzata, in maniera anche significativa e determinante l’accesso ai corsi di laurea, dall’attribuzione di un fattore di parametrazione del punteggio che limita, in modo per ciascuno diverso, il punteggio massimo raggiungibile e che mina, pertanto, la par condicio tra i candidati. (…) Un sistema siffatto non è, dunque, idoneo ad assicurare la selezione dei candidati più meritevoli e non può, pertanto, superare il vaglio di legittimità”.
“Ci auguriamo che i giudici del Consiglio di Stato facciano finalmente giustizia – spiegano i ragazzi del Comitato per il diritto allo studio #Iononhoimbrogliato – che confermino quanto ormai conclamato da tutti e ci permettano di iniziare quel percorso di studio che ci è stato negato fino a oggi. Noi siamo fiduciosi e crediamo ancora nella giustizia. Siamo certi che adesso avremo le risposte che attendiamo da quasi un anno”.
Anche il Ministero ha definito fallimentare il sistema dei Tolc, modificando l’assetto dei test che sono tuttora in corso di svolgimento. Anche quest’anno però non sono mancate le polemiche dovute alle modalità di attuazione che non garantisce, neanche questa volta una selezione meritocratica. A fare discutere sono i punteggi dei candidati. Tanti, troppi hanno infatti riportato alla prima prova del Test di Medicina di maggio un punteggio pieno: 90 punti per 60 domande.
Già a novembre scorso, in occasione del meeting di Forza Italia a Taormina, anche la ministra dell’Università e della ricerca Annamaria Bernini aveva espresso le sue criticità sul sistema dei Tolc Medicina: “Il Tolc è ciò che ritengo più anti storico di tutto, non funzionano. I Tolc selezionano in modo sbagliato, non so se io passerei un Tolc – aveva detto al meeting – L’alternativa è un periodo filtro per selezionare in base alle attitudini degli studenti senza perdere troppo tempo e valutando da qui a sei anni di quanti medici abbiamo bisogno”.
“Questo nuovo test – spiegano i ragazzi del Comitato – è mortificante per chi ha studiato e si è impegnato. Noi non ci meritiamo questo e soprattutto il nostro Paese non si merita una nuova classe medica selezionata in questo modo. Mancano i medici, noi siamo pronti a diventarlo. I giudici facciano la loro parte”:
“Anche quest’anno abbiamo già denunciato, anche grazie all’interrogazione parlamentare fatta dall’onorevole Caso, la mancanza di controlli nelle sedi dei test. In assenza di metal detector e aule schermate – concludono i legali – l’uso di smartphone e smartwatch era più che prevedibile, data la possibilità di scaricare agevolmente la banca dati messa a disposizione dal Cineca. Non serve neanche avere una buona memoria, basta solo saper copiare. E i punteggi pieni, a nostro avviso, potranno solo aumentare con la seconda prova”.