Gli attivisti dichiarano: “Non smetteremo di far sentire la nostra voce nelle università, istituzioni complici del genocidio in Palestina attraverso la copertura ideologica del sionismo e gli accordi con le università israeliane. Continuiamo a parlare di Palestina nei luoghi in cui viviamo e studiamo, contro la complicità dell’Occidente con Israele, manifestando la nostra solidarietà”.
Gli scontri del 5 ottobre tra manifestanti e forze dell’ordine, che hanno visto feriti da entrambe le parti, fanno temere un’escalation della tensione anche nelle università. Alla Sapienza, episodi simili si sono già verificati il 16 aprile scorso, durante una riunione del Senato Accademico. In quella circostanza, dopo il rifiuto dell’ateneo di boicottare Israele, richiesto dai collettivi, i tentativi degli attivisti di entrare nel Rettorato hanno portato a scontri con la polizia, aggravando i rapporti tra i collettivi e la rettrice Antonella Polimeni, accusata dagli studenti di essere “complice del genocidio”.
In attesa delle manifestazioni dell’8 ottobre, oggi, 7 ottobre, gli attivisti si sono riuniti in presidio a Piazzale Clodio per chiedere il rilascio di uno degli arrestati durante il corteo del 5 ottobre. La situazione resta dunque tesa, e le autorità sono in allerta per garantire la sicurezza negli atenei e prevenire ulteriori disordini.