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Università di Genova, il caso del Rettore: ‘chiede’ di quadruplicarsi lo stipendio con il risparmio delle bollette

Forti polemiche contro il rettore dell’Università di Genova, che ha chiesto un aumento del proprio stipendio da 44.000 euro a oltre 160.000 euro annui

Università di Genova

Il Rettore dell’Università di Genova, Federico Delfino, ha avanzato una proposta che sta facendo discutere: un aumento del proprio stipendio da 44.000 euro a oltre 160.000 euro annui, giustificato con i risparmi sulle bollette energetiche ottenuti dall’ateneo negli ultimi anni. La richiesta, che rientra tra le 30 ancora pendenti al Ministero dell’Università e della Ricerca, prevede un incremento complessivo del costo degli organi direttivi dell’università di oltre 246.000 euro all’anno.

Da 44.000 a 160.000 euro: l’entità dell’aumento richiesto dal Rettore dell’Università di Genova

La proposta del rettore Federico Delfino risale al 2023 e si basa su un bilancio preventivo per il 2024. Secondo quanto riportato nel verbale del Collegio dei Revisori dei Conti, l’aumento quadruplicherebbe il compenso annuo del rettore, portandolo da 44.409 euro a 160.567 euro. La giustificazione presentata riguarda la riduzione dei costi per le bollette energetiche dell’università, un risultato ottenuto a partire dal 2022 grazie a interventi mirati di risparmio e ottimizzazione delle utenze.

Oltre al rettore, l’aumento salariale riguarderebbe anche il prorettore, i membri del Consiglio di Amministrazione e del Collegio dei Revisori, portando il costo complessivo per l’ateneo da 159.954 euro a 406.672 euro all’anno.

Un fenomeno diffuso, ma il caso di Genova fa ‘rumore’

La richiesta avanzata dall’Università di Genova non è un caso isolato. Attualmente, il Ministero dell’Università e della Ricerca sta valutando 30 richieste di aumento da parte di rettori e organi direttivi di vari atenei italiani. La norma che rende possibili queste richieste è stata introdotta nel 2022 dal governo Draghi e ha regolamentato i compensi dei vertici degli enti pubblici, compresi quelli universitari.

Tra gli esempi più noti c’è quello di Stefano Bronzini, rettore dell’Università di Bari, che nel maggio 2024 ha presentato una richiesta per un aumento del 128%, portando il proprio stipendio da 71.000 euro a 160.000 euro annui. Tuttavia, la richiesta avanzata dall’ateneo genovese è tra le più significative sia per l’entità dell’aumento sia per la motivazione legata ai risparmi energetici.

La decisione del Ministero: valutazione ancora in corso

Nonostante siano state avanzate molte richieste, tutte le proposte – compresa quella dell’Università di Genova – restano in attesa del parere definitivo del Ministero dell’Università e della Ricerca, guidato da Anna Maria Bernini. La decisione ministeriale sarà basata su una valutazione della sostenibilità economica degli aumenti proposti, anche alla luce del contesto finanziario attuale.

L’idea di giustificare aumenti salariali con i risparmi ottenuti dalle bollette energetiche ha generato dibattito tra opinione pubblica e addetti ai lavori. Mentre il risparmio energetico è un obiettivo virtuoso, il trasferimento diretto di queste risorse sui compensi dei vertici universitari potrebbe suscitare perplessità e spingere il Ministero a introdurre ulteriori criteri di valutazione per queste proposte.

L’esito finale delle valutazioni ministeriali sarà determinante non solo per l’Università di Genova ma anche per gli altri atenei coinvolti, che attendono risposte sulle loro richieste di adeguamento salariale.

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