Il periodo di comporto, ossia il tempo massimo entro cui il datore di lavoro non può licenziare il dipendente malato, è stabilito dai Contratti collettivi. Generalmente, questo periodo corrisponde alla durata dell’indennità di malattia, quindi 180 giorni per anno solare. Questo limite include sia le assenze continuative che quelle frazionate.
In caso di infortunio sul lavoro, l’INAIL eroga un’indennità che varia in base ai giorni di assenza:
Diversamente dall’indennità di malattia, l’INAIL copre l’infortunio fino alla completa guarigione, senza un limite massimo. Tuttavia, per quanto riguarda la conservazione del posto di lavoro, le assenze per infortunio o malattia professionale rientrano nel periodo di comporto.
Anche se l’infortunio dura più di 180 giorni, il datore di lavoro può comunque procedere con il licenziamento, come confermato dalla Corte di Cassazione nell’ordinanza n. 11136 del 27 aprile 2023.
La somma delle assenze può portare al superamento del periodo di comporto, legittimando il licenziamento. L’unica eccezione si verifica quando il datore di lavoro è responsabile dell’infortunio e non ha rispettato le norme di sicurezza sul lavoro.
Conoscere i limiti di indennità e il periodo di comporto è essenziale per evitare conseguenze negative, come la perdita del posto di lavoro. Restare assenti troppo a lungo può portare al licenziamento, anche in caso di infortunio o malattia professionale.