A quanto pare lo stesso ministro, resosi conto del problema a cui si potrà andare in contro a breve, ha sollecitato i suoi omologhi della Funzione Pubblica e del Ministero dell’Economia e Finanze, per ottenere l’assenso per un congruo incremento della quota dei posti per il VI ciclo di TFA sostegno.
Di fatto dunque si è passati da 6.191 posti a 22mila. Non è certo se tale numero sia sufficiente per quest’anno e per i prossimi ad incrementare in concreto il personale specializzato, necessario a coprire l’enorme numero di posti in deroga. Tuttavia, questo dato diviene significativo oltre che opportuno affinché per i prossimi anni si possa porre rimedio agli sbagli del passato, relativamente alla dicotomia tra l’effettivo fabbisogno e la reale disponibilità.
Altra tematica importante sul fronte degli organici e della provenienza territoriale degli stressi riguarda le stabilizzazioni. Si sa infatti che sono tanti i docenti meridionali che possiedono la specializzazione sul sostegno. Questi ultimi, per le ragioni ovvie che tutti sappiamo si troveranno ancora una volta costretti a muoversi verso i territori dove vi è disponibilità di posti, ovvero nel nord d’Italia.
Le statistiche sono abbastanza chiare: il 70% degli 11.400 posti di sostegno previsti dagli attuali bandi di concorso si trova al nord, mentre nel Mezzogiorno ce n’è soltanto il 10%. A sottolineare questo aspetto è Tuttoscuola che in un suo articolo scrive: “Nei prossimi concorsi i 12,8mila docenti che si specializzeranno nel VI ciclo del TFA per il sostegno in questo anno accademico presso atenei del loro territorio cercheranno ovviamente un posto di ruolo al nord vista l’interessante offerta. Sarà, ancora una volta, la premessa per un movimento migratorio dal nord al sud, come ormai succede da anni: una condizione di instabilità del sistema”.