Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Lombardia ha recentemente emesso una sentenza che conferma la bocciatura di una studentessa di prima media, respingendo il ricorso presentato dai genitori contro la decisione della scuola. La studentessa, infatti, non è stata ammessa alla seconda classe della scuola secondaria di primo grado, nonostante i tentativi di recupero e il supporto educativo ricevuto.
La scuola ha fatto tutto il possibile
Il caso riguarda una ragazza che, durante l’anno scolastico, ha accumulato ben sette insufficienze. La scuola ha cercato di supportarla attraverso attività di recupero e rinforzo, anche senza una certificazione di Bisogni Educativi Speciali. Il Consiglio di classe ha ritenuto che l’alunna non avesse raggiunto gli obiettivi minimi nelle materie fondamentali, e ha deciso che la ripetenza fosse la soluzione migliore per garantire un effettivo potenziamento delle sue competenze. I giudici del TAR hanno confermato che la scuola ha fatto tutto il possibile per supportare la ragazza, senza che si potesse addebitare alcuna responsabilità per eventuali carenze degli strumenti adottati.
La sentenza del TAR sulla bocciatura
La sentenza n.735/2025, depositata il 3 marzo, ha ribadito che la bocciatura in Italia rappresenta un’eccezione e deve essere giustificata con una “motivazione rafforzata” da parte dei docenti. Secondo la normativa, in generale, anche se uno studente non raggiunge gli obiettivi minimi in alcune materie, può comunque essere ammesso alla classe successiva.
Tuttavia, nel caso in questione, i giudici hanno riconosciuto che la scuola ha fornito una valutazione analitica della situazione, considerando non solo le insufficienze ma anche le capacità personali dell’alunna e la necessità di ripetere l’anno per poter affrontare con maggiore competenza gli studi successivi.
La non ammissione come strumento pedagogico
Il TAR ha sottolineato che la decisione di non ammettere la studentessa alla seconda classe non solo rispetta la normativa, ma ha anche un valore pedagogico. Infatti, i giudici hanno riconosciuto che la ripetizione dell’anno scolastico fosse necessaria per consentire alla ragazza di colmare le lacune in diverse materie e migliorare la propria preparazione. In questo modo, la scuola ha scelto di tutelare il “miglior interesse” dell’alunna, garantendo le basi solide per il prosieguo del suo percorso educativo.
Una decisione giustificata dal TAR
In sintesi, il TAR ha ritenuto che la scuola abbia agito nel miglior interesse dell’alunna, supportandola con tutti gli strumenti a disposizione. La bocciatura, pur rappresentando una misura estrema, è stata considerata necessaria per permettere alla studentessa di recuperare adeguatamente le competenze mancanti. La sentenza ha, quindi, confermato la legittimità della decisione del Consiglio di classe, che aveva valutato attentamente la situazione e optato per la non ammissione alla classe successiva.
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