Il Ministero dell’Istruzione ha emanato la nota 221869, successivamente rettificata con un’errata corrige (n. 221963), per fornire indicazioni sulle supplenze in attesa dell’avente diritto, ai sensi dell’articolo 14-bis, comma 3, del decreto-legge n. 71/2024. La misura, finalizzata a gestire i posti vacanti in attesa della definizione delle graduatorie concorsuali approvate oltre il 31 agosto ed entro il 10 dicembre, continua a sollevare interrogativi sulla gestione della continuità didattica e sulla tutela dei diritti del personale coinvolto.
Supplenze fino all’avente diritto: il quadro normativo e le disposizioni operative
La norma prevede che i posti vacanti e resi indisponibili siano coperti con contratti a tempo determinato fino al 31 dicembre 2024, stipulati in attesa della nomina dei vincitori di concorso. Questi contratti, identificati con il codice N11, includono una clausola risolutiva che prevede la cessazione automatica del rapporto di lavoro al momento dell’individuazione dell’avente diritto.
Per garantire la continuità didattica, il Ministero ha introdotto la possibilità di confermare i docenti in servizio su questi incarichi, qualora non venga individuato l’avente diritto. Secondo quanto specificato nella nota, i Dirigenti Scolastici potranno prorogare i contratti utilizzando una nuova caratterizzazione specifica, denominata “Conferma nomine in attesa avente titolo ex dl 71/24”, che fissa la durata del contratto dal 1 gennaio 2025 fino al 30 giugno 2025. Questo sistema intende evitare interruzioni nella copertura dei posti vacanti, mantenendo il docente già in servizio per il resto dell’anno scolastico.
Le criticità della misura e le criticità per la ‘continuità didattica’
Nonostante l’intento di garantire la continuità didattica, questa soluzione presenta diverse criticità strutturali e gestionali:
- Gestione tardiva delle graduatorie: L’approvazione delle graduatorie concorsuali oltre il 31 agosto evidenzia una cronica inefficienza nei processi amministrativi. Questa situazione obbliga le scuole a ricorrere a misure temporanee che compromettono la programmazione didattica e creano incertezza per i docenti.
- Contratti a scadenza breve: La clausola risolutiva nei contratti N11 e la successiva conferma fino al 30 giugno 2025 non garantiscono una copertura completa per l’intero anno scolastico, lasciando dubbi sulla gestione dei mesi successivi e sui diritti contrattuali dei supplenti coinvolti.
- Incertezza per i docenti: La precarietà della situazione genera confusione tra i docenti supplenti, che si trovano a dover gestire contratti di breve durata con clausole che dipendono da eventi futuri e incerti, come l’individuazione dei vincitori di concorso.
- Impatto sulla continuità didattica: Sebbene la nota cerchi di salvaguardare la continuità, i frequenti cambiamenti di docenti e contratti rischiano di compromettere la qualità dell’insegnamento, penalizzando studenti e famiglie.
Le azioni dei sindacati mirano alla copertura delle supplenze per l’intero anno
La FLC CGIL ha già espresso la necessità di intervenire affinché il termine dei contratti consenta la copertura per l’intero anno scolastico. Inoltre, il sindacato si impegna a garantire che, dal punto di vista contrattuale, non vi siano soluzioni di continuità tra le diverse fasi dell’anno scolastico, tutelando i diritti dei lavoratori precari.
La FLC CGIL insiste sull’urgenza di riformare i processi di reclutamento e gestione delle supplenze, proponendo soluzioni strutturali che possano risolvere definitivamente i problemi legati ai ritardi e alle inefficienze amministrative. Tra le proposte avanzate, vi è l’idea di anticipare l’approvazione delle graduatorie concorsuali entro una scadenza utile a garantire un avvio ordinato dell’anno scolastico.
Supplenze fino all’avente diritto: una soluzione ministeriale o un ‘palliativo temporaneo’?
La soluzione proposta dal Ministero per le supplenze in attesa dell’avente diritto rappresenta un palliativo temporaneo che non affronta le cause profonde delle inefficienze nella gestione del personale scolastico. L’incertezza generata da queste misure colpisce direttamente la qualità dell’insegnamento e i diritti dei docenti precari, evidenziando la necessità di interventi strutturali e di una programmazione più efficace a livello ministeriale.
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