Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale di Anief, questi numeri confermano la necessità di introdurre interventi urgenti per tutelare il benessere degli insegnanti. La proposta di anticipare l’età pensionabile del personale scolastico alle stesse condizioni delle forze armate, che vanno in pensione intorno ai 60-62 anni senza decurtazioni sull’assegno, è uno degli interventi principali richiesti dal sindacato. Questo riconoscimento legislativo consentirebbe di ridurre sia i costi sociali derivanti da malattie correlate allo stress che il divario anagrafico tra docenti e studenti, che continua a crescere.
Il problema dello stress è amplificato dalla questione dell’età media degli insegnanti italiani. Secondo l’ultimo rapporto Education at a Glance 2024 dell’OCSE, il 53% degli insegnanti italiani ha oltre 50 anni, rispetto a una media europea del 37%. In Italia, ci sono oltre 480.000 insegnanti con più di 50 anni, su un totale di circa 685.000 posti su cattedra comune e oltre 220.000 di sostegno. Di questi, quasi 100.000 posti sono coperti da docenti non di ruolo.
A questa situazione si aggiunge il fenomeno della “supplentite”, con una cattedra su quattro occupata da supplenti, in netto aumento rispetto al 13,8% del 2015-2016. Pacifico sottolinea come questa condizione renda estremamente difficile un miglioramento qualitativo del sistema scolastico.
Gli studi e i rapporti indicano che a generare stress tra i docenti sono principalmente fattori come il sovraccarico di lavoro, con una mole di incombenze burocratiche che sottrae tempo prezioso all’attività didattica. Inoltre, la scarsa considerazione sociale della professione, sia in termini di riconoscimento che di trattamento economico, contribuisce a peggiorare la situazione. Anche la gestione della classe, con comportamenti problematici sempre più frequenti, rappresenta una fonte costante di stress.
Un altro elemento critico è la mancanza di tempo per sé: molti insegnanti trovano difficile “staccare la spina” al di fuori dell’orario scolastico, dovendo spesso svolgere attività aggiuntive a casa. Questo porta ad un circolo vizioso che alimenta il rischio di burnout.
Per affrontare efficacemente il problema del burnout, la task force europea ha sottolineato l’importanza di politiche mirate a migliorare le competenze sociali degli insegnanti e promuovere una cultura collaborativa nelle scuole. Investire in strutture di supporto, programmi di formazione iniziale e sviluppo professionale continuo è fondamentale per tutelare il benessere dei docenti e garantire la qualità dell’insegnamento.
Il sito OrizzonteScuola ha definito la situazione attuale come un vero e proprio campanello d’allarme per il sistema scolastico italiano, evidenziando l’urgenza di interventi strutturali per affrontare il problema del burnout e valorizzare la figura dell’insegnante. È chiaro che, senza misure adeguate, il sistema educativo italiano rischia di perdere efficacia e qualità, con conseguenze dirette sulla formazione delle nuove generazioni.