L’idea di Bussetti va incontro alle esigenze contingenti che la scuola vivrà tra pochi mesi; in particolare, quando dal prossimo anno scolastico, le scuole d’Italia si troveranno nuovamente a risolvere il problema delle tante supplenze, soprattutto nelle località del nord Italia.
Le parole del ministro Bussetti hanno anche chiarito una particolare circostanza che ha creato ansia e preoccupazione, in queste ultime settimane, tra chi aspira ad intraprendere prossimamente la professione di insegnante.
Le sue precisazioni hanno riguardato appunto la fase successiva alla partecipazione ai prossimi concorsi. Secondo Bussetti, infatti, i docenti che parteciperanno ai prossimi pubblici concorsi e che non li supereranno o si collocheranno in posizioni inferiori rispetto alle disponibilità dei posti messi a concorso, acquisiranno ugualmente l’abilitazione all’insegnamento. Una rassicurazione, quest’ultima, attesa ed auspicata da tutti, specie da chi in queste settimane ha criticato ampiamente le scelte contenute nella Legge di Bilancio con l’annullamento del concorso riservato ai docenti precari non abilitati con oltre 36 mesi di servizio.
A tal proposito, le parole inequivocabili di Bussetti sono state le seguenti: “Chi non lo vince ma non lo supera resta abilitato”. L’unica novità riguarderà invece il tempo in cui il candidato dovrà permanere nella Regione in cui si è aggiudicato il concorso: secondo quanto dichiarato dallo stesso ministro, questo sarà fissato in cinque anni.
A quanto pare gli unici corsi abilitanti o di specializzazione – afferma Bussetti – saranno quelli per diventare insegnante di sostegno. Su questo argomento precisa: “sono previsti tre bandi nei prossimi tre anni, per complessivi 40 mila posti da mettere a bando, di cui 16 mila nel 2019”.