La grande novità della riforma consiste nello spostamento della selezione dal test di ingresso al termine del primo semestre. L’immatricolazione al primo anno sarà libera, senza test di ammissione. Tuttavia, per proseguire al secondo anno, gli studenti dovranno superare una selezione basata sugli esami sostenuti e ottenere un punteggio utile in una graduatoria nazionale unica. Chi non rientrerà potrà continuare il secondo semestre in un altro corso di area scientifica senza perdere l’anno, e gli esami compatibili resteranno validi.
La riforma riguarda solo gli atenei statali, mentre quelli privati continueranno a organizzare i tradizionali test di accesso. L’iniziativa è oggetto di critiche da parte dell’opposizione. Il Partito Democratico la definisce “un pasticcio inattuabile in sei mesi”, mentre la federazione Cimo-Fesmed sottolinea che il numero chiuso non viene abolito, ma solo spostato, necessario per programmare il fabbisogno di medici nel Servizio Sanitario Nazionale.
Di diverso avviso il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che esulta: “Troppi ragazzi hanno visto il loro sogno infrangersi contro un test di ingresso che non premiava talento e vocazione”. Anche Forza Italia accoglie con favore la riforma, definendola “un cambiamento epocale” che le opposizioni non hanno mai avuto il coraggio di attuare.