Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale di Anief, è urgente intervenire per colmare questo divario. “Gli stipendi dei lavoratori di Scuola, Università e Ricerca sono rimasti notevolmente indietro, e l’incremento ottenuto con il rinnovo del CCNL 2016/18 è stato insufficiente. Con un’inflazione che negli ultimi due anni è aumentata del 17%, mentre i salari sono cresciuti solo del 4,5%, chiediamo che siano stanziate risorse straordinarie nella Legge di Bilancio 2025 per allineare i compensi del comparto Istruzione agli altri settori della PA”. Anief stima una differenza di 5.000 euro annui per ciascun lavoratore, una somma che auspica possa essere colmata grazie alla sensibilità di Governo e Parlamento.
Oltre a richiedere fondi straordinari, Anief ha lanciato un’iniziativa per aiutare i lavoratori del settore a recuperare il valore del loro stipendio. Il sindacato ha avviato ricorsi per ottenere l’indennità di vacanza contrattuale piena, una misura che adeguerebbe la retribuzione al costo della vita. Inoltre, ha lanciato la campagna “Non un euro di meno”, uno screening gratuito che permette a ogni docente e personale ATA di verificare la propria situazione stipendiale e individuare eventuali diritti negati. Attraverso questa iniziativa, Anief punta a fornire assistenza per chiarire lo stato di carriera e il trattamento economico di ogni lavoratore, in particolare per chi ha accumulato anni di supplenze.
Il comparto Istruzione e Ricerca sta vivendo una vera e propria emergenza salariale, con salari che non riescono a tenere il passo con l’inflazione e le necessità della vita moderna. La richiesta di Anief di inserire risorse straordinarie nella Manovra 2025 è un appello affinché l’Italia non continui a penalizzare un settore cruciale come quello educativo. Investire nei salari di docenti, ricercatori e personale scolastico significa non solo tutelare il diritto dei lavoratori, ma anche valorizzare la qualità dell’istruzione e della ricerca, elementi fondamentali per lo sviluppo del Paese.