Uno degli aspetti più critici è la progressiva perdita del potere d’acquisto. Negli ultimi vent’anni, i salari del personale scolastico sono rimasti sostanzialmente fermi, mentre il costo della vita è aumentato. Le stime indicano una perdita del 12% del potere d’acquisto, un dato che si traduce in difficoltà economiche crescenti per migliaia di famiglie. Mentre i prezzi dei beni e servizi continuano a salire, le retribuzioni non sono in grado di compensare l’inflazione. Questo divario crea un senso di frustrazione e insicurezza, rendendo sempre più difficile per molti insegnanti immaginare un futuro dignitoso.
Per il 2025, il rinnovo contrattuale per il periodo 2022-2024 prevede un aumento di circa 160 euro lordi mensili medi. Tuttavia, la realtà è diversa: una parte significativa di questa cifra è già inglobata nelle indennità di vacanza contrattuale, rendendo l’aumento reale pari a circa 80 euro lordi, ossia poco più di 50 euro netti. Le prospettive per il triennio successivo (2025-2027) non sembrano migliori. Si prevedono incrementi salariali ancora più modesti, lasciando il personale scolastico a confrontarsi con una situazione economica insoddisfacente.
I docenti e il personale ATA sono da sempre i pilastri del sistema educativo. Tuttavia, la mancanza di investimenti concreti nei loro confronti rappresenta un fallimento non solo per gli insegnanti, ma per l’intera società. Senza un adeguato riconoscimento economico e professionale, è difficile immaginare un futuro in cui la scuola possa davvero preparare le nuove generazioni a un mondo in costante evoluzione. Gli insegnanti meritano molto più di un aumento simbolico. Serve una strategia che valorizzi realmente chi si impegna ogni giorno per formare il futuro del Paese, altrimenti il divario tra aspettative e realtà continuerà a crescere, alimentando un malcontento sempre più diffuso.