Valditara ha definito questi episodi come “atti di mero teppismo”, aggiungendo che tali comportamenti non rappresentano in alcun modo una forma legittima di protesta. Secondo il ministro, questi eventi compromettono il diritto degli altri studenti a studiare in un ambiente sicuro e dignitoso.
Gli studenti del liceo Virgilio, però, contestano le accuse, affermando che molti dei danni segnalati erano già presenti prima dell’occupazione. Per avvalorare questa tesi, hanno presentato un dossier fotografico che documenta lo stato dell’edificio con allarmi antincendio non funzionanti, buchi nei muri e porte rotte. “Noi abbiamo lasciato solo sporcizia e un bagno otturato. Il resto era già così”, hanno dichiarato.
Anche alcuni genitori sono intervenuti a sostegno dei ragazzi, definendo inaccettabile l’etichetta di “teppisti” utilizzata dal ministro. In una lettera indirizzata alla scuola e al ministero, hanno sottolineato che i collettivi studenteschi hanno sempre cercato di risarcire i danni causati e si sono offerti di pulire gli ambienti.
Mentre il ministero elogia le scuole che hanno adottato misure preventive, come presidi anti-occupazione, emerge il dibattito su come gestire il fenomeno delle proteste studentesche. Da un lato, c’è chi sostiene che misure rigide siano necessarie per tutelare gli edifici scolastici; dall’altro, si denuncia la mancanza di un dialogo costruttivo con gli studenti.
Un punto controverso riguarda anche l’uso delle risorse scolastiche. Alcuni genitori del liceo Virgilio si sono chiesti come siano stati utilizzati i fondi raccolti tramite le multe imposte alle famiglie lo scorso anno, segnalando che una parte è stata destinata all’installazione di una porta blindata per la presidenza, piuttosto che alla riparazione dei danni.
L’iniziativa del ministro Valditara segna una svolta nella gestione delle occupazioni scolastiche, con l’obiettivo di responsabilizzare gli studenti e ridurre gli episodi di vandalismo. Tuttavia, rimane aperto il dibattito su come bilanciare il diritto alla protesta con la tutela delle scuole come bene pubblico.
In attesa dei risvolti giudiziari e delle eventuali costituzioni di parte civile, la questione delle occupazioni scolastiche solleva interrogativi più ampi sul rapporto tra studenti, istituzioni scolastiche e governo, evidenziando la necessità di un dialogo più efficace e inclusivo.