Tutto ciò si trasforma in una falsificazione di massa, tacitamente accettata da tutti, ma proprio tutti. Il più delle volte ci si trova dinanzi a ‘casi umani’, e di questi oramai la scuola è stracolma. In ogni classe, infatti, le certificazioni sui disturbi dovuti a dislessia, a discalculia o a disgrafia sono in media non meno di tre. Non facciamo cenno, invece, dei casi non certificati…. quelli, abbondano più dei primi.
La normativa, in questi casi, prevede ad inizio anno la predisposizione da parte del Consiglio di Classe di un Piano Didattico Personalizzato in cui vanno scritti nero su bianco alcuni interventi che tutti i componenti (docenti) dovranno approntare nella propria azione didattica rivolta a tali soggetti. In particolare, si parla di strumenti compensativi e misure dispensative. Il più delle volte però queste azioni si traducono, nella fase delle valutazioni in itinere e finali, in valutazioni quasi sempre prive di veridicità. Spesso tutto questo si traduce nella drastica riduzione degli obiettivi minimi, al di sotto delle competenze di base. Insomma, i docenti accostano il disturbo specifico dell’alunno a quanto di più sbagliato si possa fare: “L’alunno DSA viene promosso alla classe successiva (quasi in automatico) solo perché in possesso di una certificazione DSA”. Durante gli scrutini, questa frase purtroppo ricorre di frequente.
Consapevoli del fatto che non si può andare avanti in questo modo, i dati sulle certificazioni DSA presentano un quadro generale sconfortante. Il quotidiano “Il Messaggero” prova a delineare la situazione attuale, mettendola a confronto con quella di 7 anni prima. I risultati, in termini statistici, parlano di un vero e proprio fenomeno, puntando i riflettori sulla macroscopica crescita a dismisura delle certificazioni relativi ai disturbi dell’apprendimento da parte delle ASL su richiesta delle famiglie.
Vediamo di analizzare i risultati dell’indagine che ‘Il Messaggero.it” ha condotto su questo problema:
Questi numeri possono benissimo definirsi da capogiro. Evidenziano come spesso le certificazioni siano considerate dei veri e propri ‘salvacondotti’ per gli studenti e per le loro famiglie. Questi dati poi, diventano enormemente ridondanti per chi, come i docenti oggi paga lo scotto di un buonismo solo fine a se stesso. I dati complessivi presentano una situazione inconfondibilmente falsata, sotto tutti i punti di vista. Senza puntare il dito contro nessuno, si può dire che questo quadro è la sommatoria di tante cause; tra queste, si annida anche e soprattutto la complicità di più figure professionali che concorrono negativamente all’educazione, all’apprendimento e alla salute delle nuove generazioni.