venerdì, 21 Febbraio 2025
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Scuola boccia un alunno perchè ‘troppo dotato’: il Tar Veneto lo ri-promuove

Il Tar Veneto promuove un ragazzo 'troppo dotato' bocciato dalla scuola ed evidenzia l'inadeguato piano educativo per gestire la sue capacità intellettive.

Un ragazzo di seconda media, residente in provincia di Vicenza, ha ottenuto la promozione in terza grazie alla decisione del TAR del Veneto, che ha accolto il ricorso presentato dai genitori contro la bocciatura imposta dalla sua scuola. La vicenda, che ha attirato l’attenzione per la sua singolarità, ha messo in luce la necessità di un intervento mirato per studenti con capacità intellettive superiori, che spesso rischiano di essere esclusi da un sistema educativo che non offre le risposte adeguate ai loro bisogni.

Una bocciatura contestata

Il ragazzo, descritto come cognitivamente “troppo dotato”, era stato bocciato dalla scuola a causa di un quadro di “plus dotazione cognitiva” che, secondo gli specialisti, gli provocava ansia da prestazione, perfezionismo e una bassa autostima in ambito scolastico. Questo profilo neurodivergente, che rientra tra i “bisogni educativi speciali” (BES), non è stato gestito adeguatamente dalla scuola. I genitori hanno contestato l’assenza di un piano educativo personalizzato che rispondesse alle esigenze particolari del ragazzo.

La scuola aveva incluso lo studente in attività di recupero estivo, ma non ha mai considerato che tali attività potessero realmente colmare i debiti formativi. Inoltre, il dirigente scolastico aveva preso la decisione di bocciarlo senza sentire il parere del consiglio di classe. Il TAR ha riconosciuto questa mancanza di attenzione e ha deciso di annullare la bocciatura, considerando che la scuola non avesse adottato le strategie didattiche necessarie per supportare un ragazzo con un’alta capacità cognitiva.

Le carenze della scuola

Secondo i giudici amministrativi, la scuola avrebbe dovuto preparare una serie di “strategie utili” per gestire l’attività didattica con studenti dotati di capacità intellettive superiori. Questi ragazzi, infatti, tendono a annoiarsi durante le lezioni tradizionali e richiedono approcci più stimolanti e creativi. L’adozione di compiti più sfidanti e l’introduzione di attività che stimolano il pensiero divergente sarebbero stati fondamentali per coinvolgerlo maggiormente e favorire il suo sviluppo.

Inoltre, il TAR ha sottolineato che il ragazzo avrebbe potuto beneficiare di attività più adatte a soddisfare i suoi bisogni cognitivi, come approfondimenti più complessi, materiali didattici stimolanti e una maggiore interazione con i compagni, mediata dall’insegnante. Questo approccio avrebbe contribuito a ridurre il suo senso di esclusione e vulnerabilità emotiva.

La decisione finale e le conseguenze

Alla fine, il TAR ha accolto il ricorso della famiglia e ha annullato la bocciatura, ribadendo la necessità di un’educazione inclusiva che risponda alle diversità cognitive degli studenti. La scuola, infatti, ha mancato nell’affrontare adeguatamente il caso, non offrendo supporto sufficientemente personalizzato. Inoltre, il Ministero dell’Istruzione è stato condannato a rifondere le spese legali per un importo di 2.000 euro. Questa sentenza evidenzia la crescente attenzione verso le esigenze di tutti gli studenti, specialmente quelli che, per le loro capacità intellettive superiori, richiedono un tipo di supporto educativo più mirato e specialistico.

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