Il revisionismo storico – Uno degli aspetti più controversi riguarda l’organizzazione cronologica dei contenuti. Secondo la Sisco, il programma dedicato alla seconda elementare concentra l’attenzione sul periodo risorgimentale e post-unitario, saltando del tutto il ventennio fascista. Gli storici sostengono che, pur trattandosi di alunni molto giovani, una minima contestualizzazione del passaggio dal regime alla Costituzione repubblicana sarebbe stata necessaria per evitare una visione distorta del nostro passato. L’assenza di riferimenti espliciti al fascismo viene interpretata come un tentativo di oscurare capitoli cruciali della storia italiana, riducendo la dimensione storica a una narrazione prevalentemente occidentale e nazionale.
Anche sul fronte metodologico emergono forti perplessità. La consultazione pubblica promossa dal Ministero viene descritta come una “missione impossibile”, con quesiti standardizzati e uno spazio ridotto – appena 250 caratteri – per suggerimenti su un testo di oltre 150 pagine. La segretaria nazionale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, denuncia l’assenza di un confronto autentico, paragonando la situazione a quella del 2014-15 con la legge 107. Si teme che, in assenza di un vero dialogo, le nuove Indicazioni si trasformino in un terreno di scontro ideologico, anziché in uno strumento educativo condiviso. Un modello ben diverso da quello adottato nel 2012, quando la riforma nacque da un confronto ampio e bipartisan.
L’articolo sul Fatto Quotidiano