Oggi il quadro politico si è polarizzato con un centro-destra a guida Giorgia Meloni e un centro-sinistra che ha visto il fallimento del polo centrista, spostandosi più a sinistra. In questo nuovo contesto, la CGIL di Landini sembra orientata verso una linea più radicale, richiamando alla “rivolta sociale”, mentre la CISL rimane ancorata alla sua tradizione contrattualista. La UIL, invece, ha scelto di sostenere la CGIL in questo sciopero, creando una frattura significativa con la CISL, che ha deciso di non aderire. Questa divisione rievoca gli anni Ottanta, quando l’unità sindacale si sfaldò di fronte a divergenze politiche e ideologiche.
Il successo o il fallimento dello sciopero generale del 29 novembre potrebbe avere conseguenze importanti sulle dinamiche sindacali future. Se lo sciopero dovesse ottenere un’adesione massiccia, la CGIL potrebbe consolidare la sua influenza sulla linea politica dell’opposizione e spingere verso una maggiore radicalizzazione nelle rivendicazioni sindacali. Al contrario, un eventuale insuccesso rafforzerebbe la posizione della CISL, che promuove un approccio di dialogo e contrattazione, ponendo la sua visione contrattualista come alternativa principale. In entrambi i casi, il futuro della rappresentanza sindacale italiana e il rapporto tra CGIL, CISL e UIL potrebbero subire ulteriori cambiamenti, con ricadute significative sulle politiche del lavoro in Italia.