Le regole attuali penalizzano i neoassunti, che devono aspettare fino a 9 anni per ricevere il primo scatto salariale. Inoltre, la ricostruzione di carriera risulta complicata, poiché solo dopo il quarto anno di servizio si ottiene un riconoscimento parziale del preruolo, con un terzo del periodo congelato per quasi vent’anni.
Prima dell’attuale normativa, la progressione stipendiale avveniva nei primi 3-8 anni, rendendo il sistema più equo. La revisione delle tabelle retributive e la riduzione degli scatti stipendiali a 4 anni, o addirittura a 3 anni, permetterebbe di adeguare i salari al costo della vita, offrendo maggiore stabilità economica agli insegnanti.
L’obiettivo dei sindacati è portare questa proposta all’attenzione dell’Aran, l’agenzia che gestisce la contrattazione pubblica. Se approvata, la modifica potrebbe rappresentare una svolta per il personale scolastico, garantendo aumenti più frequenti e un miglioramento delle condizioni economiche senza gravare sullo Stato.
L’evoluzione della trattativa verrà seguita con attenzione nei prossimi mesi, con l’auspicio che il nuovo contratto scuola possa finalmente introdurre un sistema retributivo più equo ed efficace.