venerdì, 7 Febbraio 2025
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Scandalo sulle abilitazioni TFA all’Università di Cassino: le accuse e gli interrogatori fiume

Dopo lo scandalo all’Università di Cassino per presunte irregolarità nelle abilitazioni TFA sostegno, iniziano gli interrogatori dei due docenti arrestati.

L’Università di Cassino si trova al centro di un’indagine che coinvolge due docenti, Giovanni Arduini e Diletta Chiusaroli, arrestati per presunte irregolarità nelle abilitazioni TFA per l’insegnamento di sostegno. I coniugi, durante un lungo interrogatorio, hanno negato con fermezza ogni accusa, affermando di non aver mai accettato denaro o altre utilità in cambio di favori. Accompagnati dall’avvocato Ivano Nardozi, i docenti hanno ricostruito il loro operato, insistendo sull’integrità delle prove di abilitazione e dichiarandosi estranei ai fatti contestati.

Le accuse ai due docenti per le abilitazioni TFA ‘facili’

L’accusa, tuttavia, sostiene che i due abbiano collaborato con Giancarlo Baglione, titolare di una scuola di formazione a Sora, per manipolare gli esiti delle prove di abilitazione TFA. Secondo gli inquirenti, avrebbero ricevuto un diploma gratuito per un familiare e un contributo di 45 mila euro per “aggiustare” i risultati. I docenti negano categoricamente ogni coinvolgimento, ribadendo la loro fiducia nella magistratura e contando sulla separazione delle responsabilità individuali nell’inchiesta.

Le misure cautelari e gli sviluppi legali per i due docenti arrestati

L’avvocato Nardozi ha presentato una richiesta di revoca delle misure cautelari a carico dei due docenti, sottolineando l’assenza di elementi sufficienti a giustificarle. La decisione del giudice è attesa nelle prossime ore. Parallelamente, Baglione, l’altro indagato ai domiciliari, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio, dichiarando, tramite il suo legale, la fiducia nell’operato della magistratura.

Secondo le accuse, Baglione sarebbe stato al centro di un sistema corruttivo ben strutturato, offrendo agli aspiranti docenti la possibilità di superare le prove a fronte di pagamenti fino a 15 mila euro. Gli investigatori avrebbero trovato prove incriminanti nei dispositivi elettronici sequestrati, tra cui un elenco dettagliato delle transazioni finanziarie legate alle presunte irregolarità.

Le rivelazioni sul “Sistema Cassino”

L’inchiesta ha rivelato un presunto sistema corruttivo soprannominato il “Sistema Cassino”, descritto dagli investigatori come una rete organizzata per favorire con false abilitazioni al TFA il passaggio in graduatoria di aspiranti docenti. Grazie a intercettazioni e monitoraggi tecnologici, la Guardia di Finanza avrebbe raccolto prove di accordi illeciti per fornire ai candidati le domande delle prove preselettive in anticipo. L’organizzazione avrebbe garantito che chi pagava una mazzetta poteva superare il test, mentre ai candidati non idonei venivano restituiti i soldi.

Tra le prove più significative emergerebbe una lista di 240 domande preparate in anticipo, da cui sarebbero state estratte le 60 utilizzate per i test ufficiali. Questo meccanismo, secondo le autorità, rappresentava il cuore della truffa, rendendo il superamento delle prove una questione di denaro piuttosto che di merito.

Le reazioni nel mondo accademico

Il caso ha sollevato un’ondata di indignazione, ma anche di solidarietà nei confronti degli indagati. Il rettore dell’Università di Cassino, Marco Dell’Isola, ha espresso vicinanza ai docenti coinvolti, sottolineando l’importanza di attendere l’esito delle indagini prima di trarre conclusioni. Nel frattempo, la vicenda continua a scuotere il sistema accademico e alimenta il dibattito sull’etica e la trasparenza nei processi di selezione.

L’inchiesta prosegue, e si attendono ulteriori sviluppi che possano chiarire le responsabilità e le dinamiche di un caso che rischia di lasciare un segno profondo nel panorama educativo italiano. La magistratura è chiamata a fare luce su una vicenda che ha messo in discussione la credibilità di un’intera istituzione.

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