Tra gli aspetti più inquietanti dell’inchiesta c’è il coinvolgimento di 23 studenti, accusati di aver versato somme fino a 15.000 euro a Giancarlo Baglione, titolare di un istituto privato di Sora. Baglione avrebbe poi trasferito il denaro a figure chiave dell’ateneo per “oleare” il sistema e garantire l’accesso ai corsi. I corsi del TFA, organizzati prevalentemente il sabato, attiravano studenti da tutta Italia, con pullman che affollavano il Campus della Folcara, grazie alla comodità del calendario per lavoratori già impegnati durante la settimana.
L’avvocato Nardozi, difensore dei due docenti arrestati, sostiene che non ci siano prove del passaggio di denaro diretto ai suoi assistiti. L’utilità, secondo la difesa, sarebbe stata limitata al mancato pagamento di un diploma conseguito dal figlio della Chiusaroli nell’istituto privato di Baglione. Nel frattempo, il rettore Marco Dell’Isola ha incontrato gli studenti per garantire la continuità dei corsi e ha chiesto scusa per i danni d’immagine arrecati all’università. Tuttavia, Dell’Isola non ha nascosto la preoccupazione per il futuro dell’ateneo, che negli anni scorsi aveva risanato un buco di bilancio da 40 milioni di euro proprio grazie ai ricavi dei corsi TFA, che hanno registrato 9.300 iscritti con una quota di iscrizione di 3.500 euro ciascuno.
L’inchiesta rischia di riportare l’Università di Cassino in una situazione di crisi, minando la fiducia nel sistema e mettendo in discussione la credibilità dei titoli rilasciati. Sebbene il rettore abbia sottolineato la robustezza delle procedure concorsuali, il caso mette in evidenza la necessità di controlli più stringenti e trasparenza nella gestione delle risorse e delle selezioni. Le indagini della Guardia di Finanza continuano, e il coinvolgimento di personalità politiche e amministrative suggerisce che il “sistema Cassino” potrebbe essere solo una parte di un fenomeno più ampio. La reputazione dell’ateneo e la validità dei corsi TFA saranno inevitabilmente legate agli esiti di questa delicata inchiesta.