Sblocco anzianità e recupero arretrati salariali – La recente decisione della Corte Costituzionale Italiana, sentenza n. 4/2024, apre la possibilità per i dipendenti pubblici di richiedere il recupero degli aumenti salariali legati all’anzianità, precedentemente bloccati. Questo sviluppo importante richiede che i lavoratori valutino individualmente il proprio caso per determinare l’entità degli arretrati spettanti, potenzialmente fino a 30 anni.
Sblocco anzianità e arretrati salariali: storico contrattuale e anzianità
La questione affonda le radici nel contratto del 1990, che regolava il rapporto di lavoro pubblico secondo il diritto pubblico, prima dell’introduzione dell’ARAN nel 1993. Tale contratto prevedeva il blocco dell’anzianità, con specifici importi assegnati in base agli anni di servizio accumulati entro il 31 dicembre 1990, variando a seconda della qualifica.
Con la privatizzazione dei contratti nel 1993, il rapporto di lavoro è stato assimilato alle norme del Codice Civile, cambiando anche la giurisdizione per i ricorsi. Nonostante le restrizioni introdotte dalla Legge Finanziaria del 2001, la recente sentenza della Corte Costituzionale riapre la possibilità di rivendicare gli aumenti legati all’anzianità, senza limitazioni di prescrizione, favorendo potenzialmente una retribuzione e contributi pensionistici maggiorati.
Grande opportunità per i pubblici dipendenti
Questo cambiamento normativo rappresenta un’opportunità significativa per i dipendenti pubblici italiani, invitati a valutare attentamente la propria situazione per far valere i propri diritti.
Allegato
Sentenza n.4/2024 Corte Costituzionale
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