domenica, 9 Marzo 2025
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Ruoli apicali: nel 2024 le donne ancora penalizzate nelle promozioni

Il divario di genere nei ruoli apicali persiste: nel 2024 le donne promosse a manager sono il 20% in meno degli uomini. Servono strategie più inclusive.

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato da parte di Espresso Communication, che evidenzia come, nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, il divario di genere nei ruoli apicali delle aziende rimanga ancora significativo. Il 10° rapporto Women in the Workplace conferma che nel 2024 il numero di donne promosse a ruoli manageriali è inferiore del 20% rispetto agli uomini, con disparità ancora più marcate per le donne appartenenti a minoranze etniche. La necessità di adottare strategie più inclusive, già dalla fase di selezione e accesso al lavoro, è sottolineata dagli esperti del settore, che propongono soluzioni concrete per colmare questo gap.

8 Marzo? C’è poco da festeggiare: le donne promosse in ruoli apicali nel 2024 sono ancora il 20% in meno rispetto agli uomini

Il dato, rivelato dal 10° rapporto “Women in the workplace”, purtroppo non si discosta dalla media registrata nelle precedenti 6 rilevazioni. Influisce sensibilmente sulle percentuali anche la variabile etnica: mentre la situazione è decisamente migliore per le donne asiatiche, per le quali il gap rispetto ai colleghi maschi è appena dell’1%. le dirigenti nere sono solo 54 ogni 100 uomini neri. Uno dei motivi alla base di questi numeri è il minor numero di donne presenti nelle aziende.

Per risolvere strutturalmente il problema quindi una delle prime cose da fare, ma anche la più difficile, è aumentare il numero di donne a partire dalla base della piramide aziendale in modo da avere una maggior rappresentatività di tutti i generi nella gerarchia aziendale. “È proprio in fase di selezione e di accesso che bisogna intervenire, cercando nuovi canali di reclutamento per arrivare a candidature che con gli approcci tradizionali non si riescono a raggiungere.”, spiega Debora Moretti, Co-Ceo di Zeta Service e Presidente di Fondazione Libellula.

L’8 marzo è la Festa della Donna. Una data che, alla luce dei numeri preoccupanti in ambito lavorativo, sembrerebbe incoerente celebrare negli uffici di aziende e organizzazioni: infatti, secondo il 10° report “Women in the workplace” della società di consulenza McKinsey, anche nel corso del 2024 il numero delle donne promosse al ruolo di manager continua a essere sensibilmente inferiore a quello degli uomini, di circa il 20%. L’indagine è stata condotta collezionando informazioni provenienti da oltre 280 organizzazioni partecipanti che impiegano complessivamente più di 10 milioni di persone e intervistando più di 15.000 dipendenti e più di 280 responsabili HR. Ne è emerso che, per ogni 100 uomini promossi a ruoli dirigenziali, lo scorso anno solo 81 sono state le colleghe donne che hanno goduto della medesima opportunità.

Un dato che, peraltro, non si discosta dalla media delle ultime sei rilevazioni, rivelandosi anche peggiore dei dati collezionati dal 2020 al 2023. I dati cambiano se, oltre alla variabile di genere, ne viene introdotta una etnicaa fronte di 100 uomini manager neri si riscontrano infatti solo 54 donne, mentre parlando di lavoratori latinoamericani la cifra sale lievemente, fino a 65. Va decisamente meglio per le donne asiatiche: 99 promosse contro 100 colleghi maschi. Per quanto riguarda i bianchi, le cifre si avvicinano alla media: 89 donne ogni 100 uomini.

“Nonostante gli innegabili progressi compiuti negli ultimi decenni, il gap di genere nelle posizioni apicali nelle aziende rimane una realtà difficile da superare – commenta Debora Moretti, Co-Ceo di Zeta Service, azienda italiana specializzata nella consulenza e servizi HR e Presidente di Fondazione Libellula – Questo divario, che purtroppo persiste anche nelle organizzazioni di grandi dimensioni,  a dispetto degli sforzi dedicati alle politiche DEI  (Diversity, Equality  & Inclusion), non è solo una questione di equità, ma una vera e propria sfida che impedisce alle organizzazioni, anche a quelle più complesse, di sfruttare appieno il potenziale di talento a loro disposizione sul mercato del lavoro.

Le cause? Sono molteplici e, se da un lato i fattori culturali hanno certamente un ruolo determinante, dall’altro esistono anche elementi di natura strutturale, che influenzano il processo di promozione delle persone presenti in azienda. È, però, in fase di selezione e di accesso che bisogna intervenire, cercando nuovi canali di reclutamento per arrivare a candidature che con gli approcci tradizionali non si riescono a raggiungere”.

Uno dei motivi alla base di questi numeri è, infatti, la quota minoritaria di donne presenti nelle aziende a ogni livello. Così, nonostante il 59% delle lauree sia conseguita da donne e queste rappresentino circa il 51% della popolazione, le donne in azienda coprono solo il 48% delle posizioni entry level o da specialist e progressivamente diminuiscono (con grande rapidità) al risalire della piramide aziendale. Accade quindi che solo il 39% dei manager siano donne la percentuale scende al 29% per le posizioni dirigenziali.

E, se da un lato bisogna riconoscere che questo dato è migliore rispetto al 17% nel 2015, dall’altro questo incremento, secondo il report, è dovuto principalmente alla complessiva riduzione di queste posizioni e, parallelamente, a un incremento dei ruoli di staff (HR, ufficio legale, IT), che vengono coperti da donne. Ma, poiché è irrealistico attendersi che le aziende “creino” nuove posizioni all’infinito, non si può ancora parlare di una reale progressione della parità. Al ritmo attuale, comunque, ci vorrebbero 22 anni per le donne bianche per raggiungere, in termini numerici, i colleghi uomini (e il doppio per le donne nere).

“Interventi? Per quanto riguarda l’accesso alle posizioni manageriali le aziende dovrebbero promuovere attivamente la formazione continua e lo sviluppo delle competenze per ognuna delle loro persone, creando opportunità di acquisire esperienza e visibilità nell’ambito dei contesti decisionali – aggiunge Cristina Danelatos, board member di Zeta Service – Il mentoring e il coaching sono strumenti fondamentali per superare quelle barriere che, seppur invisibili, esistono e troppo spesso impediscono l’accesso a posizioni dirigenziali.

Nella nostra organizzazione, solo per fare un esempio, questo è un tema molto sentito: le donne che hanno partecipato a formazioni tecniche e trasversali nel 2024 in Zeta Service rappresentano il 75% e, attraverso il nostro campus gratuito, diamo la possibilità alle nuove generazioni che hanno appena terminato gli studi (non solo universitari) di partecipare a una formazione specifica su Payroll e HR Admin, con laboratori pratici. Al termine diamo la possibilità alle persone che hanno dimostrato gli apprendimenti migliori di entrare in azienda”.

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