Quelle somme ottimisticamente preannunciate al personale della scuola non arriveranno mai, neanche dalle merendine e neppure dall’aumento delle tariffe aeree. Insomma, l’unica alternativa valida – secondo i sindacati – sarebbe quella di reperire tali fondi attraverso l’abolizione di due importanti misure messe in atto dall’ex premier Matteo Renzi: il bonus di merito e il bonus 500 euro.
L’ipotesi delle maggiori sigle sindacali non sarebbe da prendere sotto braccio. Non si arriverebbe alle famose tre cifre di aumento, ma quei fondi servirebbero per alimentare a cascata gli esigui e poveri stipendi degli insegnanti e di tutto il personale scolastico.
In tal senso Maddalena Gissi (Cisl Scuola) precisa: “Pare che il denaro che il Miur avrebbe a disposizione per il rinnovo del contratto dovrà servire anche per la stabilizzazione dell’elemento perequativo, introdotto appositamente dall’ultimo rinnovo per rendere più consistente l’aumento di stipendio degli insegnanti”.
Questo fatto dunque comporterebbe una impossibilità a raggiungere i famosi 80 euro lordi. Il tutto si tradurrebbe invece ad aumenti medi lordi pari a non più di 65 euro e che al netto si attesterebbero a poco meno di 50 euro.
A questo punto – dichiara la sindacalista – se il Governo non dovesse cambiare rotta su questi punti non si esclude assolutamente una nuova stagione di scioperi e di manifestazioni contro le volontà inique e poco rispettose del Governo rispetto alle aspettative dell’intero comparto scuola.