Home Lavoro Stipendio Rinnovo contratto PA 2022-2024: aumenti di stipendio e novità per funzioni centrali

Rinnovo contratto PA 2022-2024: aumenti di stipendio e novità per funzioni centrali

Firmato il rinnovo del contratto PA 2022-2024: aumenti stipendi, novità su smart working e buoni pasto. Introdotta la settimana corta.

Rinnovo Contratto

Il nuovo contratto della Pubblica Amministrazione per il triennio 2022-2024, firmato recentemente, interessa i lavoratori statali impiegati nel settore delle Funzioni Centrali, comprendendo dipendenti dei ministeri, delle agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici come l’INPS.

Questo accordo rappresenta un passo innovativo per la PA, poiché introduce misure di rilevante impatto: la settimana lavorativa corta, il diritto regolamentato allo smart working e il riconoscimento dei buoni pasto anche per il lavoro agile. Tuttavia, la domanda principale riguarda gli aumenti di stipendio, una questione che coinvolge da vicino i dipendenti pubblici, anche se gli incrementi non riescono a compensare interamente la perdita del potere d’acquisto subita negli ultimi anni.

Il governo mira a un pieno recupero salariale solo con la contrattazione successiva, stanziando già nella Legge di Bilancio 2025 un fondo di 5,5 miliardi di euro per il triennio 2025-2027.

Gli aumenti di stipendio e gli importi previsti

Il nuovo contratto porterà a incrementi retributivi per circa 195.000 lavoratori delle Funzioni Centrali, con aumenti medi di 165 euro lordi al mese, pari al 5,78% della retribuzione. Questo aumento si rivela superiore rispetto ai contratti dei periodi precedenti (4,07% nel 2019-2021 e 3,48% nel 2016-2018).

Gli aumenti, variabili a seconda dell’inquadramento professionale, oscillano tra i 121,4 euro per gli operatori e i 193,9 euro per le figure ad alta professionalità. Per questi lavoratori, a partire dall’1 gennaio 2024, gli stipendi annui lordi verranno così aggiornati:

  • Elevare la professionalità: 193,9 euro al mese, totale annuo di 34.643,49 euro
  • Funzionali: 155,1 euro al mese, totale annuo di 25.363,13 euro
  • Assistenti: 127,7 euro al mese, totale annuo di 20.884,37 euro
  • Operatori: 121,4 euro al mese, totale annuo di 19.847,64 euro

Oltre agli aumenti mensili, il nuovo contratto prevede arretrati medi di 850 euro, già parzialmente anticipati dall’indennità di vacanza contrattuale erogata a fine 2023 con l’aumento del 3,35%. In sostanza, i lavoratori riceveranno poco in arretrati, ma beneficeranno di risorse aggiuntive grazie al fondo per la contrattazione integrativa, con un incremento pari allo 0,22% del monte salari, per superare il tetto ai trattamenti accessori.

Novità per smart working e settimana lavorativa corta

Questo contratto introduce una novità importante per chi lavora in smart working: il riconoscimento dei buoni pasto per le giornate di lavoro agile, a condizione che il dipendente rispetti l’orario lavorativo previsto per la presenza in ufficio. Tale misura elimina le disparità tra amministrazioni, che finora gestivano il lavoro da remoto in modo non uniforme.

Inoltre, per dipendenti con esigenze particolari, come genitori di bambini piccoli o caregiver di persone disabili, il contratto garantisce ulteriori giornate di smart working, regolamentate nella contrattazione integrativa.

Un altro elemento innovativo riguarda la settimana corta, una sperimentazione della settimana lavorativa di quattro giorni, mantenendo le 36 ore complessive senza riduzioni salariali. La sperimentazione partirà dagli enti di piccole dimensioni senza contatto diretto con il pubblico, come alcuni uffici ministeriali, per garantire la continuità dei servizi. La partecipazione resta volontaria, dando ai dipendenti la possibilità di valutare se aderire a questo nuovo modello organizzativo.

Strappo sindacale: perché CGIL e UIL non firmano il contratto

Il contratto, firmato da Cisl-Fp, Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp, ha ottenuto il consenso della maggioranza sindacale (oltre il 54% dei lavoratori). Tuttavia, CGIL e UIL hanno deciso di non aderire, poiché ritengono insufficienti le misure previste per i dipendenti pubblici. Serena Sorrentino e Sandro Colombi, segretari generali di Fp CGIL e UIL Pa, hanno espresso insoddisfazione, accusando il governo e l’Aran di aver scelto “la via della rottura” senza dare risposte adeguate ai lavoratori del comparto Funzioni Centrali.

Di diverso avviso, Maurizio Petriccioli, Segretario Generale della Cisl Fp, ha difeso l’accordo, sostenendo che questo contratto offre condizioni favorevoli. Petriccioli critica l’opposizione di CGIL e UIL, definendola una scelta che “finisce solo per ritardare colpevolmente i futuri contratti e l’erogazione delle risorse”.

Nonostante le polemiche, la validità del contratto non risente dell’assenza di queste due sigle sindacali e ora si attende solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per avviare l’iter di aggiornamento dei compensi da parte di Noipa.

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