Massimo Garavaglia, parlamentare per la Lega, in passato viceministro dell’Economia e delle Finanze e ministro del Turismo, oggi presidente della commissione Finanze del Senato, ha parlato della sua proposta di riformare le pensioni, concentrandosi più sugli obiettivi che sui dettagli della stessa.
Ha dichiarato di lavorare a un progetto che, secondo lui, funziona in quanto risolve il problema delle pensioni “superando la legge Fornero” e, al contempo, non appesantisce i conti pubblici. Anzi, ha spiegato Garavaglia, una tale proposta permetterebbe allo Stato anche di guadagnare. Non ha fornito ulteriori dettagli, ma ha aggiunto che si tratta di una soluzione “già pronta” capace di partire nel 2025.
Dai pochi elementi a disposizione è impossibile capire di cosa si tratta: verrebbe da pensare a Quota 41 per tutti, ossia la possibilità per ogni lavoratore di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età, ma in tal caso non si spiegherebbe una tale segretezza, dal momento che di questa misura se ne parla da anni.
Quel che è certo è che la riforma “segreta” di Garavaglia prevede una penalizzazione in uscita: non può essere altrimenti, in quanto ha dichiarato che lo Stato potrebbe persino guadagnare da una tale soluzione. Potrebbe trattarsi di una misura che, al pari dell’attuale Quota 103, prevede un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, con il lavoratore che dovrebbe rinunciare alla parte calcolata con il retributivo accettando così una riduzione dell’assegno.
Oppure potrebbe trattarsi di un vero e proprio taglio percentuale della pensione, con lo Stato che potrebbe incassare da coloro che vogliono accelerare l’accesso alla pensione.
È presto per sbilanciarsi, ma ciò indica che nella maggioranza – in particolare dalla Lega – non si rassegnano all’idea di rinunciare alla riforma delle pensioni tanto proclamata in campagna elettorale.
Ma cosa serve per superare la legge Fornero? Spesso il termine “superare” viene utilizzato impropriamente. La legge Fornero rappresenta una delle riforme più importanti degli ultimi 50 anni, e non basterebbe una sola misura per un ritorno al passato.
Anche perché nessuna delle soluzioni paventate fino a oggi rivedono il requisito di accesso alla pensione di vecchiaia, fermo a 67 anni. L’oggetto del contendere è perlopiù l’attuale pensione anticipata che richiede 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne) per accedere alla pensione.
Questa sì che verrebbe superata da Quota 41 per tutti, in quanto il requisito contributivo scenderebbe a 41 anni, ma ci si ferma lì. Adeguamento con le speranze di vita, ricalcolo contributivo dell’assegno, sono tutti aspetti sui quali un ritorno al passato non sarebbe possibile.