Un altro pilastro della riforma riguarda la revisione dello studio della storia. La tradizionale geostoria, che integrava eventi storici con il contesto geografico globale, sarà sostituita da un programma più focalizzato sulla storia dell’Italia, dell’Europa e dell’America, escludendo gran parte della narrazione globale. Secondo Valditara, l’obiettivo è fornire agli studenti una comprensione più approfondita delle radici culturali occidentali, partendo dai popoli italici, passando per l’Antica Grecia e Roma, e arrivando ai primi secoli del Cristianesimo.
L’orientamento identitario è evidente anche nell’attenzione alla grande letteratura italiana. Poesie di autori come Pascoli e Gozzano saranno introdotte fin dalle scuole elementari, accanto a classici per l’infanzia di autori come Verne e Stevenson.
La Bibbia, in quanto “grande narrazione culturale”, sarà uno strumento didattico per avvicinare i più giovani alla comprensione delle origini della cultura occidentale. A questa si affiancherà lo studio delle principali opere epiche, dall’Iliade e l’Odissea all’Eneide, includendo anche le saghe norrene. Per rendere accessibili questi contenuti ai più piccoli, si potrebbe ricorrere a format innovativi come graphic novel, con l’intento di coniugare tradizione e modernità.
Un altro aspetto della riforma riguarda l’ampliamento dell’offerta formativa in campo artistico. La musica, spesso trascurata nei curricoli attuali, sarà introdotta già nei primi anni delle scuole elementari, con l’obiettivo di stimolare lo sviluppo cognitivo e sensibilizzare gli studenti alla cultura musicale.
Non sono mancate reazioni critiche, soprattutto da parte degli studenti e delle opposizioni. L’Unione degli Studenti (Uds) ha giudicato la riforma “inaccettabile”, criticando l’introduzione della Bibbia come strumento educativo e la riduzione dello studio della geostoria, considerata fondamentale per un approccio aperto e globale. “Questa riforma rappresenta una chiara scelta politica che promuove una visione conservatrice e nazionalista”, ha dichiarato Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Uds.
Le nuove disposizioni non entreranno in vigore prima del 2026-2027, dando il tempo necessario per un’ampia consultazione tra le parti interessate. Secondo il ministro Valditara, la riforma punta a migliorare le competenze linguistiche degli studenti, rispondendo a dati preoccupanti che vedono quattro studenti su dieci con difficoltà nella comprensione del testo. Tuttavia, il dibattito rimane acceso, con interrogativi sull’efficacia delle nuove linee guida nel contesto di una scuola sempre più globale.
La riforma del ministro Valditara rappresenta un tentativo di ridefinire le priorità educative italiane, enfatizzando l’identità culturale e il patrimonio occidentale. Mentre alcune proposte come il ritorno del latino e l’introduzione di musica e poesia sono accolte positivamente, altre, come l’eliminazione della geostoria e la centralità della Bibbia, suscitano perplessità e critiche. Resta da vedere se queste novità saranno in grado di rispondere alle esigenze formative di un sistema scolastico che deve confrontarsi con le sfide di un mondo sempre più interconnesso.