L’obiettivo principale della riforma è creare un sistema sanitario più efficiente e capillare. Le Case di Comunità, previste dalla missione 6 del Pnrr, dovranno diventare 1.350 entro il 2026 e rappresentano il fulcro dell’assistenza territoriale. I medici di famiglia saranno il primo punto di riferimento per i cittadini, facilitando l’accesso alle cure e alleggerendo il carico su pronto soccorso e ospedali.
La proposta nasce dalla necessità di rispondere alle criticità del sistema sanitario italiano, in particolare:
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha dichiarato a settembre: «Nessuna vera riforma sanitaria può avere speranza se non si rivede il ruolo svolto dai medici delle cure primarie».
La transizione verso un modello di medici dipendenti presenta diverse sfide:
Tuttavia, il cambiamento potrebbe rappresentare una svolta per il sistema sanitario italiano, rendendolo più vicino ai cittadini e capace di rispondere meglio alle loro esigenze.
La riforma dei medici di base, con il possibile passaggio a lavoratori dipendenti nelle Case di Comunità, rappresenta una delle iniziative più ambiziose per migliorare l’assistenza sanitaria territoriale in Italia. Se attuata correttamente, questa trasformazione potrebbe potenziare il ruolo dei medici di famiglia, garantendo un accesso più semplice e veloce alle cure per i cittadini e contribuendo a una gestione più efficiente del sistema sanitario nazionale.