Le criticità vere che nessuna linea guida può risolvere intaccano parecchi argomenti come per esempio gli spazi per il distanziamento sociale, il problema degli organici, l’orario delle lezioni, la didattica a distanza (o come viene definita dalla ministra Azzolina: Didattica Digitale Integrata), le risorse umane e materiali di cui la scuola necessita, oramai da tempo memorabile.
A chiedere un deciso cambio di rotta, concreto ed efficace sono stati, nei giorni scorsi, i principali sindacati del settore scuola, ovvero la FLC CGIL, la Cisl Scuola, la Uil Scuola Rua, lo Snals Confsal e la Gilda Unams. Lo hanno fatto mediante una conferenza stampa (online) dal titolo “La scuola si fa a scuola“.
Ecco cosa dichiara nel suo intervento online Rino Di Meglio, il coordinatore della Gilda Insegnanti a tal proposito: “Vedo molta propaganda quando si dice che il 14 settembre la scuola riaprirà in sicurezza. Il cruscotto che la ministra aveva promesso nessuno lo ha e si sta scaricando tutto sulle scuole e gli enti locali“.
La preoccupazione è concreta da parte di tutti i sindacati del mondo della scuola. Una inquietudine che trae origine dalla conoscenza concreta circa lo stato dell’arte che attiene al sistema scolastico, con particolare riferimento ai problemi logistici, strutturali e di carenza della sicurezza in cui versa la maggior parte degli istituti scolastici italiani. Per non parlare poi della carenza di personale docente e ATA. “Io sono molto preoccupato per l’apertura delle scuole: per stare in sicurezza serve spazio e personale. Riceviamo telefonate disperate dalle scuole in cui ci viene detto che si stanno tagliando i posti. Si vuole ridurre l’ora di lezione: ma 40 minuti sono troppo pochi e significa mascherare la riduzione delle ore di insegnamento: poiché non ci sono spazi e personale, si fa finta di dare le stesse lezioni ma si riducono le ore. Non ci è stato spiegato chi pulisce i banchi, come si fa a evitare gli assembramenti quando arrivano bambini e genitori e tanti altri aspetti. Siamo pronti a collaborare ma è tardi“, conclude Di Meglio.