Le recenti sentenze dell’Adunanza Plenaria e del Consiglio di Stato hanno messo in evidenza la necessità di un’analisi comparativa e tecnica dei titoli esteri presentati dai docenti. Tuttavia, il MIM ha adottato una prassi di rigetto delle domande senza fornire una valutazione approfondita, contravvenendo così all’obbligo di ottemperanza giuridica. Questo comportamento ha portato a un significativo numero di istanze non accolte, senza che venissero fornite motivazioni adeguate, lasciando i candidati in una condizione di precarietà e incertezze professionali.
La legge prevede che, in caso di rigetto, il Ministero debba adottare misure compensative, garantendo a ogni docente la possibilità di vedere valutata la propria esperienza e formazione in modo equo. La normativa italiana stabilisce che il rigetto di un titolo estero, basato solo sulla sua tipologia, è illegittimo se non supportato da un’analisi approfondita. Secondo l’Adunanza Plenaria, ogni decisione negativa deve derivare da una valutazione rigorosa che confronti la formazione estera con quella richiesta in Italia per la professione in questione, considerando le conoscenze e le esperienze professionali acquisite. Senza tale analisi, il rigetto è infondato.
La mancanza di tali misure ha sollevato preoccupazioni circa la legalità delle procedure in atto e ha esposto il MIM a possibili contenziosi legali.
Un’altra criticità emersa è quella relativa ai termini di ricorso in caso di licenziamento dei docenti. Secondo la normativa vigente, i docenti hanno diritto a 60 giorni di tempo per presentare un ricorso contro il licenziamento. Tuttavia, in numerosi casi, questo termine non viene rispettato dal MIM, causando gravi danni ai professionisti coinvolti. La difficoltà di accesso alle informazioni e l’assenza di comunicazioni tempestive da parte dell’amministrazione stanno contribuendo a una situazione di ingiustizia.
I docenti si trovano quindi in una posizione vulnerabile, non solo a causa della precarietà lavorativa che caratterizza il settore, ma anche per l’incertezza legata alla validità del riconoscimento dei propri titoli.
La questione del riconoscimento dei titoli esteri e il rispetto dei diritti dei docenti in Italia necessitano di un intervento urgente e risolutivo. Il governo ha elaborato una soluzione intelligente per affrontare la questione dei titoli esteri, ma l’attesa per l’avvio dei Corsi INDIRE sta diventando sempre più pesante. I percorsi di specializzazione per il sostegno promossi da INDIRE costituiscono un’importante opportunità per i docenti che hanno ottenuto la specializzazione all’estero e sono in attesa del riconoscimento del loro titolo. La normativa del 2024 inerente i corsi INDIRE offre un quadro chiaro riguardo ai requisiti di accesso, facilitando la stabilizzazione lavorativa e assicurando una preparazione adeguata per l’insegnamento agli alunni con disabilità.
Tuttavia, la mancanza di tempistiche certe per l’avvio dei corsi continua a creare un clima di incertezza tra i docenti interessati.
Questa situazione in cui i docenti si trovano obtorto collo non è facile da vivere.
È fondamentale che il governo dia seguito alle soluzioni adottate poiché solo attraverso risposte concrete e non solo sulla carta, sarà possibile ripristinare la fiducia dei docenti nelle istituzioni e garantire un sistema educativo di qualità, in grado di valorizzare le competenze e le esperienze di tutti i professionisti coinvolti.