Il dibattito sull’introduzione di un registro elettronico unico nazionale nelle scuole italiane si intensifica con una nuova petizione online promossa dal Comitato Registro Pubblico Nazionale. L’iniziativa mira a sollecitare il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) affinché centralizzi la gestione del sistema scolastico digitale, puntando su maggiore efficienza, sicurezza dei dati e risparmio economico per le istituzioni scolastiche.
Registro elettronico unico nazionale: i vantaggi ‘economici’ di un sistema centralizzato per le scuole
L’idea di un software unico nazionale è stata recentemente valutata dal ministro Giuseppe Valditara, che ha avviato un’analisi costi-benefici per verificarne la fattibilità. Secondo le promotrici della petizione, Federica Patti e Giovanna Garrone, tale sistema porterebbe notevoli benefici economici e operativi. Attualmente, ogni scuola acquista autonomamente software da aziende private, generando una spesa complessiva superiore a 35 milioni di euro all’anno. Un registro elettronico unificato permetterebbe di ottimizzare le risorse, eliminando costi frammentati e riducendo le differenze nella gestione tra istituti.
Un altro aspetto rilevante è la questione della protezione dei dati. Con una gestione centralizzata affidata direttamente allo Stato, si ridurrebbero i rischi legati a violazioni informatiche o utilizzi impropri delle informazioni sensibili degli studenti. In attesa di una decisione ufficiale del Ministero, la petizione richiede almeno l’introduzione di linee guida specifiche che regolamentino il settore, stabilendo criteri chiari per le aziende fornitrici dei registri elettronici.
Critiche e perplessità dal settore dei software scolastici
Non mancano, tuttavia, le opposizioni al progetto. L’associazione Assoscuola, che rappresenta circa il 75% delle aziende che forniscono software scolastici, ha espresso forti perplessità. Secondo Assoscuola, l’adozione di un registro elettronico unico potrebbe limitare l’autonomia scolastica, che consente a ogni istituto di scegliere strumenti digitali in base alle proprie esigenze specifiche. Un’altra critica riguarda la flessibilità del sistema. Le soluzioni attuali offerte dalle aziende private permettono infatti una personalizzazione che potrebbe risultare difficile da replicare con un software unico e standardizzato.
Il tema è già stato sollevato anche in Parlamento, dove la deputata Elisabetta Piccolotti (Alleanza Verdi e Sinistra) ha presentato un’interrogazione per chiedere maggiore chiarezza sui piani del Ministero e sollecitare una regolamentazione del settore. Mentre il confronto prosegue, la petizione online continua a raccogliere consensi, segnalando la crescente richiesta di una riforma nella gestione digitale delle scuole italiane. Resta da vedere se il Ministero deciderà di introdurre un sistema centralizzato o se opterà per un approccio che garantisca maggiore controllo normativo sulle soluzioni esistenti.
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