Infine, l’autorevole opinione sulla regionalizzazione proviene anche dal governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. A quanto pare, secondo il governatore emiliano, l’autonomia differenziata a scuola dovrebbe attuarsi solo per la formazione del personale. Aborra l’idea che la Regione diventi il datore di lavoro degli insegnanti e del personale ATA. Diventa viceversa di fondamentale importanza raccogliere le istanze dei bisogni di questi lavoratori, al fine di risolvere una volta per tutte l’annoso problema della supplentite.
Insomma, queste diverse posizioni confermano il fatto che su questo argomento c’è parecchia contrapposizione ideologica oltre che politica. Le posizioni illustrate dai tre governatori sono il risultato di due modi di concepire la politica scolastica. Per De Luca e Bonaccini rimane indubbio che la scuola deve essere scevra dalle logiche politiche e territoriali, se non per andare incontro ai bisogni di un sud d’Italia sempre più in difficoltà. Al contrario, per Fontana la scuola diventerebbe regionale al 100%, una concezione prettamente leghista e divisiva rispetto a quanto affermato dalla Carta Costituzionale.
Secondo chi scrive e secondo l’opinione dei principali lavoratori di questo comparto della pubblica amministrazione, la scuola prima di tutto deve rimanere libera in tutti i sensi; diventa petanto inconcepibile persino pensare ad un diverso trattamento economico, funzionale al costo dei servizi dei diversi territori italiani in cui gli insegnanti prestano il loro servizio.
Se vogliamo dirla tutta, la politica dovrebbe occuparsi principalmente di ridurre il gap relativo al tenore di vita, tra le Regioni del nord e quelle del sud del nostro Paese.