Una riforma per anticipare il pensionamento per milioni di persone avrebbe un costo molto elevato. Per questo, la ‘nuova’ Quota 41 prevedrebbe il ricalcolo dell’assegno pensionistico basato sul sistema contributivo, in vigore dal 1996.
Questo sistema calcola la pensione sulla totalità dei contributi versati, non sugli ultimi stipendi (sistema retributivo). Quindi, per accedere a Quota 41, bisognerebbe accettare un assegno più basso. Anche chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, e avrebbe diritto a un assegno misto, otterrebbe un importo calcolato interamente con il contributivo.
Questa è la proposta che la Lega potrebbe presentare alle altre forze di maggioranza. A maggio, il senatore leghista Massimo Garavaglia, presidente della commissione Finanze, ha affermato di avere una riforma pronta a partire “già dal prossimo anno”, con dettagli che sarebbero stati resi pubblici “in estate”.
Finora non ci sono novità, ma le parole di Salvini potrebbero anticipare qualcosa.
Resta la questione delle risorse. Entro il 20 settembre, l’Italia deve presentare un Piano strutturale di bilancio, essendo nel mezzo di una procedura d’infrazione da parte dell’Ue per il suo deficit troppo alto.
Nella Legge di Bilancio per il 2025, bisognerà trovare molti fondi anche solo per confermare il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef, entrambi in vigore solo per quest’anno.
Resta da vedere se ci sarà la volontà di finanziare una nuova riforma delle pensioni.