Un ulteriore punto critico sollevato riguarda la raccolta, da parte di INVALSI, di dati personali e di contesto sociale (inclusi aspetti familiari e culturali) mediante questionari digitali somministrati contestualmente ai test. Questi dati vengono raccolti anche in presenza di un esplicito rifiuto del consenso da parte dei genitori, sollevando dubbi sulla tutela dei dati sensibili degli studenti minorenni. Inoltre, emerge l’impossibilità di accedere alle informazioni relative a contenuti, metodologie e criteri di codifica delle domande, nonché di contestare il punteggio standardizzato ottenuto, che determina la certificazione personale delle competenze. Tale condizione penalizza in particolare gli studenti definiti “fragili“, ovvero coloro che non raggiungono la soglia di adeguatezza statistica.
La FLC CGIL auspica un intervento del Garante della Privacy che ripristini il diritto di studenti e famiglie a una valutazione trasparente e tempestiva, come stabilito dallo Statuto delle Studentesse e degli Studenti e dal GDPR. Il sindacato chiede inoltre un cambio di passo da parte delle istituzioni, in particolare del Ministero dell’Istruzione, affinché vengano messe in atto misure concrete per contrastare la povertà educativa, focalizzandosi sui processi di apprendimento anziché su una standardizzazione eccessiva dei test.