I giovani dell’Unione degli Studenti hanno deciso di scendere in piazza per protestare davanti al Ministero dell’Istruzione a Roma, manifestando contro la politica scolastica del governo Meloni. Gli studenti si sono simbolicamente incatenati, bendati e imbavagliati sulle scale del Dicastero, in segno di protesta verso il Ministro Giuseppe Valditara e ciò che percepiscono come un progressivo silenziamento delle loro voci e un sistema educativo carente. Il gesto provocatorio vuole attirare l’attenzione su alcune questioni importanti: il mancato ascolto dei giovani, il disagio scolastico, la carenza di risorse e l’assenza di una vera riforma che risponda alle esigenze degli studenti di oggi.
La protesta dell’Unione degli Studenti
I rappresentanti dell’Unione degli Studenti hanno dichiarato che l’attuale sistema non risponde più alle sfide educative contemporanee e lascia gli studenti senza supporti adeguati, generando una sensazione di esclusione e impotenza. Tra i temi principali sollevati dalla protesta ci sono il diritto allo studio, il bisogno di sicurezza negli istituti scolastici e l’adeguamento delle strutture e delle risorse alla realtà odierna. Gli studenti chiedono, inoltre, una revisione dei fondi per l’istruzione e un piano di ascolto diretto e costante tra governo e rappresentanti studenteschi.
L’allarme rispetto al precariato ed i tagli ai fondi per l’istruzione: la parola passa all’Unione degli Studenti
La protesta intende anche lanciare un messaggio di allarme sul futuro dell’istruzione pubblica italiana. I giovani manifestanti sostengono infatti che i continui tagli, la precarizzazione del personale scolastico e la scarsità di investimenti minaccino il diritto allo studio, creando forti disuguaglianze tra gli studenti. L’Unione degli Studenti ha così sottolineato che le loro azioni non si fermeranno fino a che non saranno ascoltati e coinvolti nel processo decisionale.
Emblematiche in tal senso sono le parole di Lorenzo Martelli, esponente dell’Unione degli Studenti, che a proposito della riforma del voto 5 in condotta (con cui non si passa alla classe successiva) ha dichiarato: È una delle riforme del ministro Valditara che ha fatto più rumore, ma in realtà è una riforma che è all’apice di politiche relative all’istruzione che vogliono andare a imprimere una svolta autoritaria, vogliono silenziare il dissenso all’interno delle stesse scuole anche andando a punire chi disobbedisce”.
Scotch e catene come simbolo di repressione: tutto pronto per la prossima protesta del 15 Novembre
In più l’utilizzo stesso dello scotch come bavaglio e delle catene durante la protesta, rappresenta un gesto di elevato potere simbolico che sta ad indicare proprio la repressione: “Si sta discutendo il ddl Sicurezza proposto dal governo Meloni che vuole andare a silenziare qualsiasi forma di protesta, pacifica e non. E quindi – ha proseguito Martelli – pensavamo fosse importante dare un segnale anche dal punto di vista degli studenti: non solo vogliamo opporci a un ddl di questo tipo, ma siamo pronti anche ad opporci tramite la mobilitazione e tramite qualsiasi forma di lotta che abbiamo a disposizione“.
Il prossimo passo sarà adesso lo sciopero nazionale indetto per il 15 novembre: l’evento coinvolgerà non soltanto gli studenti ma anche tutte le realtà sociali e sindacali, per manifestare con forza la propria opposizione alle politiche del governo Meloni.
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