Il suo è un accorato appello ai tanti lavoratori di questo comparto della pubblica amministrazione che oggi guardano ancora al PD come il regno incontrastato di Matteo Renzi. “Vogliamo costruire una scuola radicalmente democratica”, afferma Martina. Questa volontà nasce dall’esigenza di far si che tutti raggiungano i livelli adeguati di rendimento. In sostanza, l’intento politico di Martina sarà quello di favorire la mobilità sociale di ogni singola personalità che attualmente si trova quasi imprigionata.
E allora l’unico passo da compiere – secondo l’esponente Dem – è quello di ripartire dai docenti, si proprio così: tutto ruoterà intorno a loro. Uno slogan po’ scontato (qualcuno direbbe), ma la sua visione di scuola deve necessariamente ripartire dagli insegnanti che dovrebbero coordinarsi (quasi in simbiosi) con i Dirigenti Scolastici e con il resto del personale scolastico.
A proposito della tanto discussa qualità dell’insegnamento, Martina ripete una ‘romanzina’ che ricorda tanto, nella forma e nella sostanza, quella di chi lo ha preceduto. “Gli insegnanti vanno formati bene, selezionati meglio, valutati in maniera adeguata e pagati di più”. Sulla questione valorizzazione, possiamo dire che il governo Renzi ha speso in passato parecchie energie finendo però per innescare infinite diatribe interne che non hanno fatto bene alla scuola.
Anche per quanto concerne il tema della motivazione le ricette della Buona Scuola hanno finito per sconquassare tutto il sistema scuola, riuscendo persino a denigrare quello che era stato per decenni il merito oltre che il diritto. Martina conclude il suo invito alla partecipazione politica e al voto verso la sua candidatura, dichiarando: “È per questo che vogliamo aprire una discussione con il mondo della scuola sulla progressione e sulla diversificazione delle carriere.”
Critico, infine, verso le scelte di questo governo a proposito della cedolare secca sulle lezioni private, Martina considera anche come non si sia voluto risolvere la criticità per quanto attiene alla problematica delle classi pollaio. La sua proposta su questo ultimo aspetto vedrebbe la permanenza contemporanea in classe di non più di 24 alunni, evitando qualsiasi tentativo di deroga rispetto a questo limite normato dalla legge.