Nel caso in cui le richieste superino il 3% previsto, i permessi sono concessi seguendo una serie di criteri di priorità, definiti a livello regionale. Ad esempio, i dipendenti che frequentano corsi di studio universitari o post-universitari avranno la precedenza. Inoltre, la fruizione dei permessi è possibile a ore o a giornate intere, a seconda delle disposizioni previste nei contratti regionali. In alcuni casi, è prevista anche la possibilità di cumulare più permessi giornalieri.
Il personale che usufruisce dei permessi per diritto allo studio deve presentare, all’istituzione scolastica, una certificazione che attesti l’iscrizione e la frequenza ai corsi, nonché gli esami sostenuti. Qualora non venga presentata questa documentazione, i permessi già goduti saranno considerati come aspettativa non retribuita, con obbligo di recupero delle somme già corrisposte. È quindi essenziale che il personale mantenga una corretta comunicazione con l’amministrazione scolastica, fornendo tempestivamente i documenti richiesti.
Ogni regione ha la possibilità di personalizzare i criteri di fruizione dei permessi attraverso i Contratti Integrativi Regionali (CIR). Questi documenti definiscono in dettaglio le modalità con cui i permessi possono essere utilizzati, ad esempio, se per lezioni, attività didattiche o tirocini. Pertanto, è fondamentale che il personale consulti i CIR specifici della propria regione per comprendere appieno le normative locali applicabili. I contratti in vigore nelle diverse regioni vanno dal 2023 al 2026, e stabiliscono le modalità di fruizione dei permessi in base alle esigenze locali.
I permessi per diritto allo studio rappresentano un’opportunità importante per il personale scolastico di aggiornarsi e migliorare le proprie competenze professionali, ma è fondamentale rispettare le normative generali e regionali per poterli utilizzare correttamente.