Personale ATA, mancato pagamento posizioni economiche per mancanza di fondi: MiM condannato

Sentenza della Corte d'Appello di Milano che ha condannato il MiM al pagamento delle posizioni economiche non pagate per mancanza di fondi al personale ATA

Sentenza del Giudice
Sentenza del Giudice

La Corte di Appello di Milano, con sentenza del 26 Settembre 2024, ha accolto il ricorso promosso dall’ufficio legale UIL Scuola condannando il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) al pagamento delle posizioni economiche per il personale ATA. La decisione sottolinea che la mancanza di fondi non può essere utilizzata come scusa per non corrispondere le prime e seconde posizioni economiche, che sono un diritto contrattuale per i lavoratori.

Il ruolo delle posizioni economiche del Personale ATA: le motivazioni della sentenza

Le posizioni economiche ATA, sia la prima che la seconda, rappresentano un importante riconoscimento economico e professionale per il personale Amministrativo, Tecnico e Ausiliario. Questi scatti retributivi sono stati inseriti nel Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) e sono volti a premiare l’anzianità e le competenze acquisite dal personale scolastico.

Nella sentenza, la Corte ha dichiarato che il Ministero non può giustificare il mancato pagamento delle posizioni economiche con la mancanza di fondi. In particolare, il MIM ha sostenuto che la provincia di Varese aveva già esaurito il contingente disponibile per le prime posizioni economiche nel profilo di Assistente Amministrativo (AA). Tuttavia, la Corte ha ritenuto tale motivazione irrilevante, affermando che si tratta di un istituto contrattuale che deve essere garantito a tutti i lavoratori.

Il riferimento alla Legge 78/2010 e la condanna del Ministero

Il Ministero ha anche invocato il blocco degli aumenti economici stabilito dall’articolo 9, comma 21 della Legge 78/2010. Tuttavia, la Corte ha respinto anche questa argomentazione, sottolineando che tali restrizioni non possono annullare il diritto dei lavoratori di ricevere gli aumenti previsti dal contratto.

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito è stato dunque condannato a pagare un totale di 6.374 euro, oltre alle spese legali, alla lavoratrice che ha presentato il ricorso.

La sentenza rappresenta un importante precedente per i diritti dei lavoratori

Questa sentenza rappresenta un importante precedente per il riconoscimento dei diritti economici del personale ATA. La mancanza di fondi non può essere utilizzata come scusa per negare ai lavoratori ciò che spetta loro per contratto.

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