Home Politica Permessi 104 Statali: finisce l’era del “congruo preavviso”?

Permessi 104 Statali: finisce l’era del “congruo preavviso”?

Legge 104/92

Novità in vista per i lavoratori statali che usufruiscono dei permessi della Legge 104. Il contratto per i dipendenti statali starebbe finalmente arrivando alla fase conclusiva (solita frase che si sente recitare oramai da tempo, quasi come se fosse una filastrocca).

In questi giorni le trattative tra l’Aran e i sindacati sono proseguite con ritmo incessante. Da quello che trapela direttamente dall’Agenzia di Stampa AdnKronos, uno dei tanti aspetti in discussione alla base della stessa ‘contrattazione’, sarebbe rappresentato appunto dalle nuove regole legate alla fruizione, da parte dei dipendenti pubblici, dei famosi permessi contenuti nella Legge 104/92.

Legge 104: preavviso di almeno 3 giorni per fruire dei permessi

L’oggetto del contendere sarebbe infatti proprio la Legge 104/92. Nonostante alcune fonti ben infornate sulla trattativa in corso, parlino di ‘nulla di stringente’ su questo versante, trapela la notizia che il governo vorrebbe imporre a chi usufruisce dei permessi di cui sopra (è bene ricordare che finora si tratta solo di un’ipotesi) di un preavviso di almeno 3 giorni.

Facendo un passo indietro, bisogna spiegare che finora la norma fa riferimento ad un lasso di tempo non meglio precisato, in particolare si parla di “un congruo preavviso“. L’occasione per il governo è davvero ghiotta, in quanto la tematica relativa alla Legge 104 è senza dubbio uno degli aspetti normativi che ancora necessitano di una più accurata e puntigliosa definizione, soprattutto in fase contrattuale. Per dire il vero la questione rientra nella sfera di quegli aspetti da definire e da normare con attenzione. Tra queste ci sono anche la valutazione, le relazioni sindacali, lo smartworking e il telelavoro.

Si precisa, infine, che l’incontro per la trattativa del nuovo ‘Comparto delle Funzioni Centrali‘ è ancora nella sua fase interlocutoria. Per tale ragione le delicatissime trattative, tutt’ora in corso, riguardano principalmente l’armonizzazione degli istituti contrattuali, argomento quest’ultimo – a detta dei sindacati – che andrebbe inserito in un contesto più ampio e ben specifico. In particolare i sindacati, a proposito del contratto, spiegano: “ripristinando il corretto rapporto tra legge e contratto a favore di quest’ultimo, come stabilito nell’accordo del 30 novembre 2016”.

Rinnovo del contratto: troppo tempo trascorso da quell’accordo pre-referendario del 30 novembre 2016

Ovviamente la contrattazione tra l’Aran e i sindacati è ancora in itinere, ma una cosa è certa: tutti i lavoratori del pubblico impiego aspettano con ansia il rinnovo del proprio contratto con l’aumento dei propri emolumenti. Noi diciamo che 10 mesi sono parecchi per dire con certezza che un vero rinnovo contrattuale ci sarà nell’immediato. I proclami pre referendari di quel famoso accordo datato 30 novembre 2016 non lasciavano presagire nulla di buono allora e neanche adesso.

Quello che prevale tra le opinioni dei dipendenti pubblici è solo scetticismo verso un governo poco attento alle esigenze dei propri dipendenti e sempre più distratto dalle statistiche pre elettorali. Questo stallo testimonia, infatti, che l’unico interesse perseguito dai politici sembra essere più legato alla ricerca del loro consenso, solo fine a se stesso e non al benessere dei cittadini che svolgono il loro lavoro alle dipendenze dello Stato.

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