mercoledì, 29 Gennaio 2025
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Pensioni in Italia: l’INPS aggiorna i dati al 2025

Dati aggiornati INPS 2025: calano le pensioni erogate, aumentano gli importi medi. Focus su disparità di genere e crisi di adesioni a Opzione Donna.

L’INPS ha diffuso i dati aggiornati sul monitoraggio dei flussi di pensione, evidenziando un netto calo del numero di trattamenti erogati. Nel 2023, il totale delle pensioni con decorrenza è stato di 907.06, mentre nel 2024 si è registrata una diminuzione significativa, con 830.452 nuove pensioni tra vecchiaia, anticipate, invalidità, superstiti e assegni sociali. Questa riduzione riflette un mercato del lavoro più giovane e produttivo, in cui meno persone accedono al sistema pensionistico.

Importi medi in crescita tra 2023 e 2024


Nonostante il calo nel numero di pensioni, gli importi mensili medi mostrano un leggero aumento. Nel 2023, la pensione media ammontava a 1.231 euro, mentre nel 2024 è salita a 1.246 euro, un dato che sottolinea un progressivo miglioramento del trattamento economico. Tuttavia, resta evidente una significativa differenza di genere: nel 2024, le donne hanno percepito un media di 1.047,71 euro, contro i 1.475,28 euro degli uomini, con uno scarto di circa 400 euro.

Crollo delle adesioni a Opzione Donna


Il report mette in luce un forte calo delle adesioni al regime di Opzione Donna, una misura che risulta sempre meno appetibile a causa di criteri restrittivi e condizioni svantaggiose. Nel 2023, l’INPS ha liquidato 11.996 pensioni con questa opzione, ma nel 2024 il numero è sceso drasticamente a 3.489. Questo trend segnala la necessità di un ripensamento per rendere lo strumento più accessibile.

Una fotografia del sistema pensioni


I dati dell’INPS delineano un quadro chiaro del sistema pensionistico italiano, evidenziando tendenze importanti per il biennio analizzato. Mentre il mercato del lavoro si rinnova, con una forza lavoro più giovane, gli importi medi aumentano, ma le disparità di genere rimangono marcate. La riduzione delle adesioni a Opzione Donna rappresenta un segnale di allarme per le politiche di inclusione pensionistica, richiamando l’attenzione su possibili interventi migliorativi.

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