Il tasso di rivalutazione stabilito per il 2025 è dello 0,8%, inferiore rispetto al 5,4% applicato nel 2024. Questo adeguamento sarà calcolato secondo il nuovo meccanismo a scaglioni. Ecco come funzionerà:
Le pensioni minime beneficeranno di un incremento, passando da 598,61 euro a 603,40 euro lordi mensili. Con la rivalutazione straordinaria voluta dal governo Meloni, l’importo massimo delle pensioni minime salirà a 617,89 euro. Anche le pensioni assistenziali saranno rivalutate: per esempio, la pensione di invalidità civile sarà adeguata a 336 euro, mentre l’assegno sociale raggiungerà i 538,68 euro.
Dal 1° gennaio 2025 entreranno in vigore nuove regole per il calcolo delle pensioni con il sistema contributivo, ovvero per chi ha iniziato a versare contributi dal 1996. Il coefficiente di trasformazione per determinare l’importo degli assegni sarà più basso rispetto agli anni precedenti. Questo comporterà una riduzione dell’importo delle pensioni rispetto a chi ha cessato l’attività nel 2024. Tuttavia, i contributi versati durante la carriera lavorativa saranno soggetti a una rivalutazione più favorevole.
In sostanza, mentre il coefficiente più basso ridurrà gli assegni, la rivalutazione dei contributi versati potrebbe compensare parzialmente questa diminuzione, soprattutto per chi ha accumulato una lunga carriera lavorativa.
I requisiti di accesso alla pensione rimangono invariati rispetto alle regole stabilite dalla riforma Fornero. Per il 2025, sarà possibile accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. Per la pensione anticipata, restano i requisiti di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età anagrafica. Confermate anche tutte le misure di flessibilità attualmente in vigore, come Opzione Donna, Quota 103, e altre forme di anticipo pensionistico.
Le modifiche introdotte per il 2025 riflettono un quadro di adattamento alle esigenze economiche attuali, con un’attenzione particolare alla sostenibilità del sistema pensionistico. Mentre i pensionati con assegni minimi beneficeranno di incrementi significativi, chi andrà in pensione dal 2025 potrebbe trovarsi con importi più bassi a causa delle nuove regole di calcolo. In ogni caso, la rivalutazione dell’inflazione rappresenta un tentativo di preservare il potere d’acquisto, seppur con aumenti contenuti.