La rivalutazione delle pensioni è stata fissata allo 0,8% dal decreto ministeriale pubblicato il 27 novembre scorso. Questo dato definisce gli adeguamenti per tutte le fasce pensionistiche, ma il ridotto aumento reale delle minime ha già suscitato molte critiche.
Secondo il decreto, l’aumento previsto per le pensioni minime inizialmente stimato a 3 euro è stato ulteriormente ridotto, generando un impatto minimo sul potere d’acquisto dei pensionati, già gravati dall’aumento del costo della vita.
L’aumento delle pensioni minime rappresenta un tema centrale per Forza Italia, il partito guidato dal vicepremier Antonio Tajani, che ha proposto un emendamento alla legge di Bilancio. L’obiettivo è portare la rivalutazione al 2,7%, anziché al 2,2% previsto nel testo attuale, destinando 100 milioni di euro dal Fondo per le esigenze indifferibili.
Le votazioni sugli emendamenti inizieranno il 9 dicembre, e il risultato sarà determinante per capire se ci sono margini per aumentare ulteriormente gli importi delle pensioni minime.
Nonostante il recupero dell’inflazione previsto per il 2025, l’aumento di 1,80 euro per le pensioni minime appare inadeguato rispetto all’aumento del costo della vita e alle aspettative dei pensionati. La rivalutazione, pur essendo un passo obbligato, sembra insufficiente a garantire un miglioramento concreto del potere d’acquisto.
Le prossime settimane saranno cruciali per valutare l’approvazione di eventuali emendamenti che possano rendere più significativo l’aumento delle pensioni minime, dando un segnale di attenzione a una fascia vulnerabile della popolazione