Dal 2009, le pensioni di vecchiaia e anticipate risultano interamente cumulabili con redditi da lavoro, sia autonomo che dipendente. Tuttavia, alcune eccezioni rimangono valide:
Per i pensionati pubblici iscritti alla Gestione Dipendenti Pubblici, il divieto di cumulo opera per i trattamenti di inabilità, con percentuali di cumulo parziale: 70% per lavoro autonomo e 50% per lavoro dipendente.
Chi ha debiti non saldati potrebbe subire il pignoramento della pensione. In questi casi, il giudice autorizza la trattenuta di una parte dell’importo per soddisfare i creditori, ma con limiti precisi. La legge garantisce sempre una cifra minima pari a due volte l’Assegno Sociale, che nel 2025 sarà di 1.077,36 euro. Della parte eccedente, i creditori possono ottenere fino al 20%. Questo limite protegge i pensionati più vulnerabili, ma può rappresentare un rischio per chi ha importi più elevati e debiti importanti.
Prestazione | Soglia di Reddito Individuale | Soglia di Reddito Coniugale | Riduzione |
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Integrazione al minimo | 7.844,07 euro | 31.376,28 euro | Parziale oltre la soglia minima |
Quattordicesima | 15.688,14 euro | – | Decurtata sopra la soglia |
Incremento al milione | 9.555,65 euro | 16.502,98 euro | Eliminato sopra la soglia |
Pensione di reversibilità | Oltre 23.532,21 euro | – | 25%-50% in base al reddito |
Trattamento minimo (rivalutato) | 603,39 euro | – | Adeguamento annuale |
Nel 2025, la maggior parte dei pensionati potrà beneficiare di incrementi grazie alla rivalutazione, ma alcune categorie dovranno prestare attenzione alle soglie di reddito e alle regole di cumulo. Per evitare sorprese negative, è utile:
Queste accortezze permettono di affrontare il nuovo anno con maggiore serenità, sfruttando appieno i vantaggi della rivalutazione e minimizzando i rischi di riduzioni.