Nonostante le buone intenzioni, l’iniziativa ha sollevato dubbi tra esperti e rappresentanti del settore scolastico. Rita Fusinato, segretaria regionale dell’Anief, ha sottolineato l’importanza di un monitoraggio attento: “Mi auguro che le ragazze, molte delle quali minorenni, siano adeguatamente seguite e non lasciate sole a gestire bambini di età ed esigenze molto diverse”. In risposta, Nicoletta Morbioli, dirigente dell’Ufficio Ambito Territoriale (UAT) di Vicenza, ha assicurato che il progetto è strutturato per rafforzare gli apprendimenti specifici del percorso di studi, con la supervisione di tutor interni ed esterni. Secondo Morbioli, l’iniziativa si allinea con le caratteristiche del liceo, che offre discipline come psicologia, pedagogia e sociologia.
Il progetto ha evidenziato anche una persistente questione di genere. Le attività di cura sembrano essere assegnate principalmente alle donne: le studentesse che partecipano al progetto sono tutte donne, così come la maggior parte dei docenti che usufruiscono del servizio (nove donne contro due uomini). “È come se la gestione dei figli fosse esclusivamente una necessità delle madri”, ha osservato Floriani, aggiungendo che questa dinamica riflette una mentalità radicata, che perpetua il carico delle responsabilità familiari sulle donne.
L’iniziativa di Vicenza rappresenta un tentativo di innovazione nell’ambito del PCTO, offrendo opportunità di apprendimento pratico e un sostegno concreto alle famiglie degli insegnanti. Tuttavia, le perplessità espresse richiamano l’attenzione sull’importanza di tutelare i diritti e le esigenze delle studentesse coinvolte, garantendo una supervisione adeguata. Inoltre, il progetto evidenzia questioni di genere che restano centrali nel dibattito sulla parità e sulla distribuzione delle responsabilità familiari.