Le defezioni sono particolarmente elevate in alcune regioni: Firenze e provincia segnano il record con il 61% di rinunce, seguite dal bolognese con il 53%. Complessivamente, si calcola un aumento di circa 20mila studenti che nel 2023/2024 hanno detto “no” all’ora di religione rispetto all’anno precedente, quando la percentuale di chi non si avvaleva era del 22%. La tendenza è più marcata negli istituti tecnici e professionali, dove le percentuali di rinuncia salgono rispettivamente al 26% e al 29%.
Il governo Meloni ha recentemente bandito due concorsi distinti per l’assunzione di docenti di religione cattolica. Il primo concorso è riservato a coloro che hanno accumulato almeno 36 mesi di servizio e prevede un’unica prova orale, senza punteggio minimo richiesto; in palio ci sono 4.500 cattedre. Il secondo concorso, invece, è aperto a tutti gli aspiranti con i requisiti necessari e prevede la copertura di 1.928 posti distribuiti a livello regionale per i vari gradi di scuola. Questa selezione richiede il superamento di una prova scritta computer-based composta da 50 quesiti a risposta multipla in 100 minuti, seguita da una prova orale.
Questi concorsi rappresentano un’occasione importante per migliaia di docenti che, pur insegnando religione da anni, non sono ancora stabilizzati e mirano a ottenere un contratto a tempo indeterminato.
Il costo dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane, inclusa l’organizzazione delle attività alternative per gli studenti che non si avvalgono della materia, è oggetto di discussione. Molti ritengono che tali risorse potrebbero essere destinate a progetti educativi alternativi o al potenziamento di altre discipline. Secondo i dati della Ragioneria Generale dello Stato, per il 2024 il Ministero dell’Istruzione ha stanziato 859 milioni di euro per l’insegnamento della religione cattolica, un aumento di oltre 110 milioni rispetto ai 747 milioni dell’anno precedente.
Questi fondi coprono sia gli stipendi degli insegnanti di religione che le spese per l’organizzazione delle attività alternative per gli studenti che decidono di non avvalersi dell’ora di religione. Nonostante l’incremento dei fondi, continua il dibattito su come ottimizzare l’uso delle risorse pubbliche per rispondere meglio alle esigenze degli studenti, considerando il crescente disinteresse verso l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane.
L’aumento delle defezioni all’ora di religione evidenzia un trend che potrebbe portare ad una rivalutazione dell’insegnamento religioso nelle scuole italiane. Con un numero sempre maggiore di studenti che opta per attività alternative o che sceglie di uscire anticipatamente, emerge la necessità di una riflessione sul ruolo dell’educazione religiosa nella formazione scolastica. Alcuni sostengono che l’ora di religione dovrebbe essere sostituita da un’educazione laica e pluralista, che possa rispondere alle esigenze di una popolazione scolastica sempre più eterogenea.
Nel contesto di un mondo sempre più globalizzato e multiculturale, potrebbe essere utile pensare a un modello educativo che promuova la convivenza civile e il rispetto delle diverse credenze religiose e culturali, in linea con i cambiamenti demografici e sociali del Paese.