Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha dichiarato che il governo intende evitare l’aumento dei requisiti pensionistici previsti per il 2027. Durigon ha ribadito l’impegno a contrastare eventuali modifiche, ricordando l’intervento effettuato con la riforma Quota 100.
I sindacati, tuttavia, hanno espresso forte preoccupazione. La CGIL ha denunciato la mancanza di trasparenza e criticato l’aggiornamento delle regole senza comunicazioni ufficiali. Secondo Ezio Cigna, responsabile delle politiche previdenziali della CGIL, l’INPS avrebbe introdotto criteri più stringenti nei calcoli delle pensioni.
L’età pensionabile resterà invariata a 67 anni fino al 2026, grazie all’ultimo decreto ministeriale del 18 luglio 2023. La stabilità deriva da una speranza di vita negativa per il terzo anno consecutivo, contrariamente alle proiezioni passate. Dal 2021 al 2026, infatti, la speranza di vita è diminuita di quattro mesi, influenzata anche dalla pandemia.
La manovra introduce un’opzione di cumulo tra previdenza obbligatoria e complementare per i lavoratori nel sistema contributivo dal 1996. Questa misura consente di accedere alla pensione con 64 anni di età e 25 anni di contributi, purché l’assegno pensionistico raggiunga almeno tre volte il minimo. L’iniziativa rappresenta un primo passo verso un sistema di cumulo più inclusivo.
Il rinnovamento del simulatore “Pensami” e le nuove misure introdotte dimostrano l’impegno dell’INPS e del governo nel fornire strumenti avanzati per la pianificazione previdenziale. Rimangono tuttavia aperti i dibattiti sui futuri adeguamenti dei requisiti pensionistici, che richiederanno un dialogo trasparente tra istituzioni e cittadini.