La sorprendente notizia ha alcune valide ragioni. Prima di tutto bisogna ricordare, infatti, che allo stipendio di gennaio (e anche di febbraio) non viene sottratta nessuna somma relativa alle detrazioni fiscali. In particolare, non vengono detratte aliquote fiscali comunali e/o regionali, così come avviene fino al mese di dicembre. Le detrazioni di cui in precedenza riprenderanno ad essere regolarmente inserite e calcolate nei cedolini a partire da quello di marzo 2019.
La seconda ragione è dovuta agli aumenti previsti nel CCNI 2016/2018, già percepiti sulle rate stipendiali, come risaputo, a partire dalla rata di giugno dello scorso anno.
Il terzo ed ultimo motivo è dovuto al cosiddetto “elemento perequativo”, rifinanziato attraverso la Legge di Stabilità 2019 approvata in extremis dal governo gialloverde. La cifra derivante da questo ultimo fattore non è calcolabile in maniera univoca, visto che dipende dalla fascia stipendiale di ciascun lavoratore.
Non si tratta quindi assolutamente di nuovi aumenti dovuti a fantomatici rinnovi di contratto. L’attuale CCNI 2016/2018 è scaduto il 31 dicembre 2018 e ancora, a quanto pare, non si è a conoscenza della ripresa o dell’avvio delle trattative per dirimere positivamente questa criticità che riguarda centinaia di migliaia di lavoratori del comparto scuola.
Ricordiamo, per dovere di cronaca, che la trattativa sul rinnovo del Contratto tra Aran e sindacati partirà (speriamo al più presto) da un dato numerico annunciato in più occasioni: un aumento medio pari a 40 euro lordi. La legge di Bilancio 2019 di contro, nel suo complesso, ha stanziato 1,7 miliardi di euro per gli aumenti stipendiali relativi a 850 mila lavoratori della scuola.