Le tradizioni rappresentano la nostra memoria storica, le radici culturali e sociali e, per alcuni, anche religiose e spirituali. Sono una parte integrante del mondo dei bambini e dei ragazzi. “Oggi sappiamo che un bambino non è solo un individuo con un proprio bagaglio culturale fatto di competenze, e non fa parte di un’unica famiglia ma è influenzato da una serie di fattori esterni che ne determinano l’identità”, spiega l’esperta. “Questi fattori includono il contesto più grande a cui appartiene, dove vive, in quale paese, quale lingua parla, qual è la sua religione, quali sono le tradizioni e i valori della famiglia e della società in cui cresce. Quando comprendiamo, che il bambino è in realtà un sistema complesso, intrecciato con tutti questi elementi, diventa chiara l’importanza delle radici culturali e sociali nella sua crescita. Maggiore è la consapevolezza di queste radici, più il bambino sarà in grado di costruire la sua vita in modo solido. In quanto adulti, è nostro compito accompagnarlo lungo il percorso.”
Le tradizioni inoltre, hanno il grande potere di creare stabilità e continuità nel tempo. Siamo nell’era del “fast”: la moda, i social, la comunicazione… Tutto è consumato velocemente. Le tradizioni, al contrario, rallentano questo flusso. Offrono una base sicura, creano routine e rituali che, anno dopo anno, tornano invariati, dando un senso di continuità e stabilità. Le routine sono fondamentali, soprattutto da piccoli perché offrono ai bambini una sorta di bussola per comprendere lo scorrere del tempo, rafforzano la loro capacità di partecipazione, stimolano l’immaginazione e, quando legate alle tradizioni, fanno sentire i bambini parte di una storia che va oltre la loro individualità.
“Le strategie per educare alle tradizioni sono molte, ma una delle prime, forse la più banale è chiedersi se le conosciamo”, spiega la pedagogista che continua, “oggi, infatti, vedo molte giovani generazioni di genitori che non conoscono le proprie tradizioni, il che rende difficile trasmetterle”. La prima cosa, quindi, è che le tradizioni devono essere conosciute da tutti i membri della famiglia.
Celebrando i simboli locali del Natale non stiamo mancando di rispetto a nessuno. Il dibattito sull’uso dei simboli religiosi e culturali nelle scuole, se visto da un’altra prospettiva, perde di significato. Nessuno, e in particolare i bambini, si sente offeso dalla presenza di tradizioni locali. Quando siamo in un altro paese e partecipiamo ai loro rituali, siamo felici d’imparare e scoprire nuove usanze. Ciò che è davvero importante è che il rispetto vada in entrambe le direzioni. Questo vale in modo particolare per le tradizioni religiose, dove è fondamentale mantenere una dimensione laica quando si coinvolgono i più piccoli. Tuttavia, quando si tratta di aspetti religiosi, dovremmo vederli come un’opportunità di condivisione e di arricchimento reciproco, senza mai imporre nulla agli altri.
In altre parole, non occorre rinunciare alle nostre tradizioni, ma nemmeno obbligare chi non le condivide a partecipare attivamente. La partecipazione deve essere quella di chi osserva e apprende. Il Natale è certamente un’occasione di scambio culturale e ogni cultura, compresa la nostra, contribuisce a questa ricchezza. Accanto all’albero di Natale, al presepe, alle canzoni tradizionali, possiamo far sentire i bambini parte della nostra comunità, includendo anche i simboli delle loro tradizioni. In sintesi, non si tratta di escludere qualcosa, ma di includere tutto.
Educare alle tradizioni del Natale e, al contempo, promuovere la conoscenza e il rispetto delle altre culture è un percorso che aiuta a costruire una società più aperta, solidale e inclusiva. In un mondo che spesso si confronta con conflitti e divisioni, il Natale può rappresentare un’occasione di unione, di riflessione sulla pace e di riconoscimento delle diversità come ricchezza. Saper celebrare la propria tradizione senza precludere il rispetto per le altre è un insegnamento che, se trasmesso fin da giovani, contribuirà a formare adulti più consapevoli e aperti verso un futuro di dialogo e di convivenza pacifica.
La multiculturalità rappresenta una grande opportunità per arricchire la nostra esperienza. La diversità è un valore, poiché ci consente di conoscere e apprezzare la cultura dell’altro. In ambito educativo è importante considerare le tradizioni di ciascun bambino, soprattutto se proviene da una famiglia con origini diverse. Questo offre l’occasione di esplorare più a fondo quella cultura attraverso le esperienze dirette che il bambino può condividere. Il coinvolgimento dei genitori rende l’opportunità ancora più significativa, trasformando tutti in protagonisti di un’autentica inclusione. I bambini, per natura, sono molto più aperti a questo processo, mentre spesso sono gli adulti a sentirsi legati alle proprie tradizioni. Questo attaccamento alle proprie abitudini è il rovescio della medaglia e può nascondere una paura: quella che l’incontro con un’altra cultura possa “togliere” qualcosa alla propria. Ma la realtà è che la multiculturalità non ci priva di nulla, anzi, arricchisce la nostra conoscenza e la nostra esperienza.
Imparare le tradizioni di altri paesi significa scoprire usanze, feste legate alla natura, miti e leggende su creature fantastiche. Esplorando le tradizioni di altri popoli, ci si accorge spesso di radici condivise, poiché molte delle nostre usanze derivano da culture antiche che nel tempo hanno influenzato le nostre terre. È sorprendente quanto, alla fine, ci siano somiglianze tra le diverse tradizioni, a dimostrazione che, in fondo, siamo più legati di quanto pensiamo. Il messaggio educativo è chiaro: nonostante le differenze, esiste sempre una base comune. Attraverso attività scolastiche, incontri interculturali e momenti di confronto, è possibile insegnare alle nuove generazioni non solo la bellezza delle tradizioni natalizie, ma anche la ricchezza delle altre culture.
È importante ricordare che i più piccoli guardano il mondo con curiosità, non con diffidenza. “Prendiamo ad esempio le nostre scuole, dove ci sono bambini mussulmani che osservano il Ramadam. Cosa possono imparare gli altri compagni da questa loro esperienza? Tra i tanti punti di vista, possono scoprire che questo è un momento di pazienza e riflessione. I bambini e i ragazzi potrebbero chiedersi “ce la farei io a rispettare queste regole?”, indagando e aprendosi così a nuove conoscenze. Allo stesso modo, pensando al Dia de los Muertos messicano, possono imparare che il ricordo dei propri cari può trasformarsi in un momento di festa, e che ogni emozione è legittima e merita rispetto, senza giudizio. Le tradizioni natalizie, poi, pur variando da paese a paese, hanno tutte un elemento in comune: la celebrazione dei legami familiari e comunitari” dice Giovanna Giacomini. Dall’albero di Natale alla preparazione dei dolci tipici, fino ai momenti di riflessione religiosa o sociale, queste pratiche non sono solo occasioni di festa, ma anche di trasmissione di valori. Ogni cultura offre insegnamenti che arricchiscono il bagaglio culturale e sociale dei bambini, creando così le basi per costruire empatia.
In previsione del Natale fughiamo ogni dubbio. Babbo Natale esiste? “Certo! Esiste, per definizione”, conferma Giovanna Giacomini che continua, “non importa quale sia il suo nome o come venga rappresentato. Esiste perché incarna le virtù della bontà, della generosità e della magia. Che indossi il classico vestito rosso o meno, che porti o meno i regali, è comunque una figura magica. Ed è fondamentale sostenere il pensiero magico dei bambini, che non solo arricchisce la loro immaginazione, ma li aiuta a crescere in modo sano e funzionale. Finché il bambino avrà bisogno di questa magia, dobbiamo sostenerla con gioia.”