In vista della scadenza di molti contratti a tempo determinato vogliamo parlare di NASpI. L’indennità di disoccupazione denominata NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è un aiuto da parte dello Stato che si attiva alla scadenza dei contratti di lavoro, o per giusta causa.
Per tale motivo risulta importante conoscere l’accessibilità una volta concluso il rapporto di lavoro. Ecco dunque una guida essenziale su questa misura economica.
Cos’è la NASpI e quali requisiti bisogna possedere per poterne usufruire
La NASpI, introdotta nel 2015, offre un’indennità mensile di disoccupazione a chi perde involontariamente il lavoro.
Per ricevere questo beneficio bisogna soddisfare alcune condizioni, ovvero:
- Perdere il lavoro in modo involontario, quindi senza dimissioni volontarie.
- Presentare la dichiarazione di disponibilità al lavoro presso l’INPS o il Centro per l’Impiego territoriale.
- Firmare il “patto per la ricerca attiva del lavoro”.
- Avere almeno 13 settimane di contributi versati nei 4 anni precedenti la domanda.
Quando fare domanda, durata e calcolo dell’importo di indennità
La domanda bisogna presentarla entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro. Inoltrando la domanda entro 8 giorni, l’indennità decorrerà dall’ottavo giorno successivo alla scadenza del contratto.
La NASpI viene corrisposta mensilmente per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi 4 anni. I periodi di fruizione includono la contribuzione figurativa. Bisogna presentare la domanda per la NASpI esclusivamente per via telematica, seguendo le procedure indicate dall’INPS.
Il calcolo per la retribuzione media mensile imponibile è calcolate sugli ultimi quattro anni. Sommate tutte le retribuzioni imponibili percepite negli ultimi quattro anni e dividi il totale per il numero di settimane di contribuzione, poi moltiplica il risultato per 4,33 (media delle settimane in un mese).
Valori della retribuzione media mensile
La NASpI è calcolata come il 75% della retribuzione media mensile se questa è inferiore a un tetto stabilito annualmente dall’INPS. Se la retribuzione media supera tale tetto, alla somma si aggiunge il 25% della differenza tra la retribuzione media mensile e il tetto massimo.
Questo valore viene aggiornato ogni anno dall’INPS. Per il 2023, ad esempio, il tetto massimo era di circa 1.352,19 euro.