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Monta la protesta nelle università italiane: Rettori e ricercatori precari insieme contro i tagli nella LdB 2025

Le università italiane protestano contro i tagli all’università e alla ricerca previsti nella legge di bilancio. Movimento trasversale di Rettori e ricercatori

Movimento di protesta di Rettori e ricercatori precari

Le università italiane alzano la voce contro i tagli all’università e alla ricerca previsti nella prossima legge di bilancio. In un incontro svoltosi ieri all’Università per stranieri di Siena, i rettori delle università toscane e di Roma Tre hanno denunciato la riduzione dei finanziamenti e l’impatto negativo sulla programmazione delle attività accademiche e sulla stabilizzazione del personale. L’iniziativa è stata promossa dalla rete delle 122 società scientifiche per denunciare il rischio del ridimensionamento del settore accademico italiano.

I numeri dei tagli e l’impatto sulle università italiane

Secondo i rettori intervenuti, i tagli complessivi ammonteranno a oltre 500 milioni di euro, a cui si sommano circa 300 milioni di mancato adeguamento Istat degli stipendi. La situazione si aggraverà ulteriormente con ulteriori 702 milioni di tagli previsti nella prossima legge di bilancio, come parte della spending review imposta dalle nuove regole del patto di stabilità europeo.

Massimiliano Fiorucci, rettore di Roma Tre, ha sottolineato l’insostenibilità della situazione, paragonando le risorse tagliate all’università ai fondi destinati ai centri di trattenimento in Albania. Anche il rettore di Siena, Roberto Di Pietra, ha dichiarato che il taglio al proprio ateneo ammonta a 8,2 milioni di euro, ribadendo che la riduzione dei fondi ordinari a favore di finanziamenti straordinari rende difficile la programmazione delle attività.

La risposta dei Rettori di molte università italiane: un movimento contro i tagli

I rettori delle università si sono espressi con fermezza, auspicando un movimento unitario capace di sensibilizzare l’opinione pubblica. Riccardo Zucchi, rettore dell’Università di Pisa, ha denunciato un taglio di 16,5 milioni di euro per il proprio ateneo e ha invitato alla mobilitazione: “Bisogna invertire questa tendenza e agire insieme per fermare questo attacco al futuro del Paese”.

Alessandra Petrucci, rettrice dell’Università di Firenze, ha evidenziato le difficoltà nella pianificazione delle attività a causa di un taglio di 17 milioni di euro. Ha inoltre preso le distanze dal documento della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) relativo alla riforma Bernini sul “pre-ruolo”, ritenendo necessario rivedere la posizione ufficiale.

La voce dei precari: «Serve un movimento trasversale»

Anche i ricercatori precari sono scesi in campo, chiedendo fatti concreti e non solo dichiarazioni di intenti. Alice Federico, rappresentante dell’assemblea precaria di Pisa, ha chiesto ai rettori una presa di posizione chiara e una rettifica pubblica: “Noi precari rappresentiamo il 40% del corpo docente, ma siamo senza tutele. È necessario ridurre le indennità e ottimizzare l’uso delle risorse per contrastare questi tagli”.

Il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, ha infine collegato l’attuale situazione al contesto internazionale: “Siamo di fronte a un disegno che mira a trasformare le università in fondazioni private, come già accaduto in Ungheria sotto Orban. Si tratta di un attacco alla democrazia stessa”.

Stati generali e mobilitazione a Roma

Le proteste culmineranno il 20 dicembre con due eventi distinti: uno organizzato dai ricercatori precari, sindacati e associazioni contro i tagli e la riforma Bernini, e l’altro promosso dalla Crui, con la partecipazione dei ministri Bernini e Schillaci. L’obiettivo è riportare il tema della ricerca e del finanziamento universitario al centro dell’attenzione politica e sociale, contrastando una situazione definita insostenibile.

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