I rettori delle università si sono espressi con fermezza, auspicando un movimento unitario capace di sensibilizzare l’opinione pubblica. Riccardo Zucchi, rettore dell’Università di Pisa, ha denunciato un taglio di 16,5 milioni di euro per il proprio ateneo e ha invitato alla mobilitazione: “Bisogna invertire questa tendenza e agire insieme per fermare questo attacco al futuro del Paese”.
Alessandra Petrucci, rettrice dell’Università di Firenze, ha evidenziato le difficoltà nella pianificazione delle attività a causa di un taglio di 17 milioni di euro. Ha inoltre preso le distanze dal documento della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) relativo alla riforma Bernini sul “pre-ruolo”, ritenendo necessario rivedere la posizione ufficiale.
Anche i ricercatori precari sono scesi in campo, chiedendo fatti concreti e non solo dichiarazioni di intenti. Alice Federico, rappresentante dell’assemblea precaria di Pisa, ha chiesto ai rettori una presa di posizione chiara e una rettifica pubblica: “Noi precari rappresentiamo il 40% del corpo docente, ma siamo senza tutele. È necessario ridurre le indennità e ottimizzare l’uso delle risorse per contrastare questi tagli”.
Il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, ha infine collegato l’attuale situazione al contesto internazionale: “Siamo di fronte a un disegno che mira a trasformare le università in fondazioni private, come già accaduto in Ungheria sotto Orban. Si tratta di un attacco alla democrazia stessa”.
Le proteste culmineranno il 20 dicembre con due eventi distinti: uno organizzato dai ricercatori precari, sindacati e associazioni contro i tagli e la riforma Bernini, e l’altro promosso dalla Crui, con la partecipazione dei ministri Bernini e Schillaci. L’obiettivo è riportare il tema della ricerca e del finanziamento universitario al centro dell’attenzione politica e sociale, contrastando una situazione definita insostenibile.